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Il limite che non c’è – una storia lunga quattromila chilometri

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Il limite che non c’è è rimasto per mesi sulla mensola prima che mi decidessi a sfogliarlo perché dopo i primi capitoli capii che per proseguire era necessario dedicargli il giusto tempo e se lo avessi letto con superficialità non ne avrei apprezzato il contenuto.

Le scarpe giuste

Una mattina di Luglio, stavo preparando lo zaino per un trekking in Islanda e come per ogni viaggio che si rispetti, penso sia buona abitudine portare con se un libro da leggere, anche solo per annotare in quarta di copertina le spese giornaliere come fosse un taccuino.

In lista c’erano due titoli papabili: Racconti dal grande nord di Marco Grippa e Il limite che non c’è di Andrea Toniolo. Li acquistai entrambi ma per una questione di dimensioni, portai con me solo il primo, lasciando il secondo momentaneamente sullo scaffale.

Una volta tornato e ripresa la quotidiana routine, mi dedicai a tematiche diverse, rispolverando alcuni classici e fumetti più leggeri.

Galvanizzato dalle emozioni provate nella terra del ghiaccio e del fuoco, mi iscrissi in palestra con il desiderio di preparare un’ipotetica mezza maratona: la prima volta che lo dissi alla mia allenatrice, ricordo che dopo avermi chiesto con quale magia fossi riuscito a trasportare sedici chili sulla schiena per oltre cinquanta chilometri, sorrise quando le risposi che sono un ragazzo volenteroso.

La corsa per me ha sempre rappresentato un momento di pace, durante il quale assaporo la bellezza irrazionale e completamente in controtendenza di rallentare.

[…] lasciando che il mantra del ritmo cadenzato del mio passo mi cullasse per ore

Andrea Toniolo – Il limite che non c’è – pagina 128

Un sabato mattina come tanti, mentre in palestra aspettavo che si liberasse un attrezzo, cercai qualcosa da tenere in sottofondo e YouTube mi propose l’intervento di Andrea Toniolo al TEDx.

Solitamente, i partecipanti a questo tipo di evento, sono persone abituate a stare sotto i riflettori, impostate e preparate.

Ciò che vidi invece era un ragazzo comune che forse non sentiva di aver compiuto un’impresa incredibile ma che voleva raccontare la sua storia per spronare altri a seguire il proprio istinto e, zittendo il caos di tenori che remano contro, tendeva la mano a quell’unica flebile vocina sul fondo che sussurra di aver fiducia in se stessi.

Rispetto ad altri relatori, il cardine di Andrea era la spontaneità, sembrava che non si fosse preparato nulla, che fosse arrivato sul palco correndo e che ogni passo da lui compiuto potesse essere alla portata di tutti.

Ascoltai con attenzione anche altre sue interviste prima di ricordarmi che tempo addietro avevo acquistato il suo libro. Scesi dal tapis roulant (gli altri esercizi forse nemmeno li avevo fatti) e corsi a casa.

Una striscia d’asfalto

Classe 1989, Andrea Toniolo cresce e tutt’ora vive a Galliera Veneta in provincia di Padova. Gioca a calcio sin da bambino e si diploma all’istituto agrario.

Un infortunio durante la stagione sportiva lo obbliga a una lunga riabilitazione, al termine della quale viene coinvolto in un incidente motociclistico che lo riporta a una condizione di stop forzato durante la quale medita sul proprio passato e si rende conto di non aver ancora lasciato una traccia tangibile del suo passaggio nel mondo.

È da qui che scatta la scintilla di puntare la bussola verso Capo Nord e di raggiungerlo correndo.

Il limite che non c’è racconta passo dopo passo l’avventura di Andrea tra Italia, Germania, Svezia, e Lapponia fino a raggiungere il famoso globo di ferro al limite dell’Europa continentale.

Scritto sotto forma di diario di viaggio, il libro è contemporaneamente un resoconto degli oltre quattromila chilometri ma soprattutto un invito a realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. 

[…] Credo che piuttosto si possano ritenere dei pazzi coloro che pur avendo un sogno nel cassetto decidono di non lottare per realizzarlo

Andrea Toniolo – Il limite che non c’è – pagina 83

Il branco

In diversi capitoli Andrea racconta espedienti solitari, notti passate a dormire sotto la pensilina di un autobus o in posteggi di fortuna. La maggior parte della narrazione tuttavia si concentra sull’incontro con le persone e rilancia una visione del mondo ottimistica e fiduciosa che ci sia del bene e che l’essere umano sia ancora in grado di compiere azioni altruistiche e incondizionate.

Il limite che non c'è_Le persone
Credits: Andrea Toniolo

La famiglia in Lapponia che condivide con lui un pasto caldo quando ogni diner era ormai chiuso, Klaus che a Capo Nord festeggia con lui la gioia del traguardo, Mark che alla guida della ormai famigerata Mercedes non solo si offre di accompagnarlo in aeroporto ma quando la carta di credito non funziona, è disposto ad anticipargli il prezzo del biglietto.

Questi sono solo alcuni degli incontri descritti nel libro ma ognuno infonde un profondo senso di fiducia.

Le incertezze più frequenti quando si pianifica un progetto o un viaggio sono la conoscenza della lingua, le necessità economiche e le modalità con cui si affronteranno gli imprevisti.

Se penso che una delle due bambine dorme in una specie di amaca annodata sopra ai sedili anteriori e che si fanno la doccia grazie a una tanica appesa sopra il baule aperto, capisco quanto inutili siano le lamentele di chi dice di non avere i soldi per intraprendere un viaggio del genere

Andrea Toniolo – Il limite che non c’è – pagina 130

Andrea risponde a tutto questo con la consapevolezza che anche se in quel momento sta eseguendo un assolo e il ritmo sulla strada è dettato dal battere di un solo paio di scarpe, c’è comunque un branco silenzioso ad accompagnarlo per un grande concerto corale.

Correre da Galliera Veneta a Capo Nord diventa così un’introspettiva ricerca di senso.

In che modo è possibile discernere le persone davvero interessate da quelle che vedono solo il fenomeno momentaneo ma soprattutto ciò che compone li nostro quotidiano è realmente necessario oppure è solo una montagna che schiaccia il significato autentico dell’esperienza regalandoci un effimero senso di pienezza quando in verità ci sta pian piano svuotando.

[…] l’essenzialità sta prendendo il sopravvento e le mie priorità sicuramente saranno diverse una volta tornato

Andrea Toniolo – Il limite che non c’è – pagina 102

Inciampare

Se siete alla ricerca di un libro ben scritto, colmo di paragrafi bilanciati a dovere e forte di una poetica efficace vi sconsiglio di comprare Il limite che non c’è.

Se siete alla ricerca di una lettura leggera, da ombrellone per intenderci, che riempia i tempi morti durante la giornata, vi sconsiglio Il limite che non c’è.

Se siete affezionati al divano e quando sentite di imprese eccezionali pensate che si è trattato di fortuna perché qualcosa poteva andare storto, vi sconsiglio Il limite che non c’è.

Se i muscoli del vostro viso hanno dimenticato come si sorride e quelli delle vostre braccia come si tende una mano, vi sconsiglio Il limite che non c’è.

Le librerie sono ricolme di volumi più adatti e non c’è niente di male a non leggere l’avventura di Andrea.

La maglieria super sofisticata comune a tutti i ciclisti ha assunto invece le sembianze di una maglia di cotone con il logo di Batman

Andrea Toniolo – Il limite che non c’è – pagina 93

Rialzarsi

Se conoscete il valore di un pasto caldo quando fuori piove e la vostra tenda è sferzata da raffiche di vento, vi consiglio Il limite che non c’è.

Se conoscete la sensazione appagante che vi riempie il cuore quando raggiungete una vetta o un traguardo con le sole vostre forze, vi consiglio Il limite che non c’è.

Se siete camminatori, corridori, sportivi, persone socialmente anormali che tuttavia sono felici mentre si dedicano alle proprie passioni, vi consiglio Il limite che non c’è.

Se quando tutti sottolineano gli aspetti negativi di ciò che per voi è invece un’esperienza, vi consiglio Il limite che non c’è perché non vi sentirete mai più soli.

Se alla fine di una corsa, quando tutto il corpo prega la vostra mente di smettere ma voi invece aumentate la velocità agognando il momento in cui sembra che i piedi non tocchino terra, vi consiglio Il limite che non c’è.

La fine della corsa

Pur non avendolo ancora conosciuto di persona, nutro grande stima nei confronti di Andrea e mi trovo d’accordo con buona parte dei ragionamenti affrontati nel corso della narrazione.

Vorrei spendere queste ultime righe per mettervi in guardia da quello che personalmente ritengo un aspetto negativo del libro e cioè che non può essere letto con superficialità.

Come una qualunque pratica sportiva esso richiede tempo e allenamento e la sua fruizione deve essere suddivisa in momenti in cui si è disposti ad abbandonare comodità, certezze e sicurezze.

Solo così il ritmo del branco potrà essere coeso.


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