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Hayahisa Tomiyasu – Storia di un tavolo da ping pong

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Ho sentito dire che l’istante prima di premere l’otturatore ogni fotografo si concentra su un preciso elemento dell’immagine, solitamente il soggetto. Nelle prossime righe parlerò di come questo concetto viene declinato da Hayahisa Tomiyasu. Andiamo con ordine.

Chi è Hayahisa Tomiyasu?

Classe 1982 Hayahisa Tomiyasu è un fotografo giapponese che dopo aver frequentato il politecnico si trasferisce a Lipsia per completare gli studi e diventare insegnante.

Nel 1990 il padre gli regala una Fujica Auto 5 usata poco prima di partire per una vacanza nominandolo reporter familiare. Hayahisa riprende i momenti in aeroporto, gli animali allo zoo di Hong Kong e tanti altri dettagli con la massima cura.

Una volta sviluppato il rullino tuttavia l’eccitazione si trasforma in sconforto quando l’immaginazione si scontra con la realtà. Alcuni oggetti imprevisti rovinavano l’inquadratura, la dimensione degli animali era inferiore rispetto a quel che pensava e in generale nessuno scatto lo soddisfava appieno.

Tomiyasu_Panni stesi
Un uomo usa il tavolo da ping pong per stendere i panni

Al contrario di quanto si potrebbe immaginare quella delusione diventa il primo di una lunga serie di passi nella carriera fotografica di Tomiyasu. Alla Visual Academy Leipzig frequenta il corso di Peter Piller e scopre di poter entrare in contatto con la dimensione essenziale dei soggetti ritratti attraverso la ripresa in sequenza.

Come i pittori giapponesi da Hokusai a Hiroshige Tomiyasu si concentra sul mondo fuori dalla finestra elaborando una personale tipologia di riflessione fotografica.

Un sabato pomeriggio. Una volpe

Nell’Agosto 2011 durante una passeggiata per la città Tomiyasu si imbatté in una volpe. Successivamente cercò di ritrovarla osservando il punto dell’incontro dalla finestra del suo appartamento all’ottavo piano di un palazzo di Lipsia. Purtroppo l’animale non tornò ma Tomiyasu si accorse di un altro soggetto interessante. Un tavolo da ping pong.

On saturday August 14th, 2011 I went for a walk at around 3.00pm. Down Tarostrasse, then Strasse des 18. Oktober. As I was turning the corner of German National Library veering into Curiestrasse, I came across a fox. From my angle I could see the right side of its body. The distance between us was rather short

Tomiyasu nella quarta di copertina

L’influenza europea…o forse no!

Tomiyasu vive in Europa da molti anni eppure non si è mai sentito realmente parte della Comunità. Questa sua condizione di estraneo lo porta a confrontarsi continuamente con la realtà quotidiana che lo circonda alla ricerca di un senso. La sua arte è fortemente influenzata da ciò e spesso i percorsi semantici percepiti da spettatori e critici si allontanano dall’intento effettivo di Tomiyasu. Dal suo punto di vista infatti non esiste differenza tra essenza e riflesso. Ciò che ha colpito lo sguardo dell’autore in un dato momento è solo ciò che viene mostrato.

TTP

Spiando dal suo appartamento di Leipzig Tomiyasu colleziona una serie di inquadrature del tavolo da ping pong restituendo uno spaccato realistico delle abitudini dei cittadini tra il 2012 e il 2016. Sfogliando TTP si nota come nessuno di loro si dedica davvero allo sport per cui è stato costruito ma a seconda delle stagioni lo usano per ripararsi dal sole, fare un picnic o stendere i panni. Nel suo libro Tomiyasu ironizza sulla vita di quell’oggetto inanimato confrontandola con la quotidianità degli esseri umani.

Tomiyasu_Bambini che si riparano dal sole
Un gruppo di bambini si ripara dal sole sotto al tavolo da ping pong

Riflessione sul tempo

Tomiyasu non è il primo a riflettere sul concetto di tempo in fotografia attraverso la riproposizione in sequenza del medesimo soggetto. Spostandoci in sala il regista Wayne Wang nel 1995 fece qualcosa di simile con Smoke. Le radici orientali di entrambi gli artisti si sono ramificate nella conoscenza del mondo occidentale. Dal mio punto di vista è questa la chiave di volta che ci porta a trovare un’idea stilistica distintiva all’interno di TTP. La semplicità della quotidianità occidentale può essere creatrice di stupore e innovazione se osservata nell’ottica seriale tipica del pensiero orientale.


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