Wander Allen

L'opinione che non ha la presunzione di essere giusta

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Evangelion for dummy (plugs)

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Fine anni 2000, il bug del millennio è ormai storia passata e l’umanità è alla ricerca di qualcosa di nuovo su cui complottare.

Il 13 Dicembre un compagno a scuola mi racconta di un anime che ha visto la sera prima su MTV nel quale dei robot guidati da ragazzini quattordicenni combattono contro misteriose creature venute dallo spazio: Neon Genesis Evangelion.

In qualche modo, mentre aspetto la puntata successiva riesco a recuperare la prima e ne rimango affascinato anche se un fastidio sconosciuto inizia a grattare nella parte razionale della mia mente.

Introduzione ingenua e senza spoiler

La storia di per se è piuttosto semplice e siccome avevo l’età dei protagonisti era interessante seguirne le vicende.

Shinji Ikari torna in una Neo Tokyo III semi distrutta e abbandonata. Ad accoglierlo trova Misato, la sua nuova tutrice, con la quale arriva al Geofront, una struttura di difesa sotterranea.

Giunto al quartier generale Shinji scopre che suo padre Gendo è a capo dell’intera baracca e che lui è stato scelto per diventare pilota dell’Eva-01, la principale difesa contro gli Angeli, misteriose creature apparentemente responsabili dei danni in superficie.

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Un’immagine dell’Eva 01

Il prurito del mio raziocinio torna di nuovo a farsi sentire ma viene prontamente zittito dalla visione dell’Eva, un robot di altezza imprecisata e dai colori sgargianti che inneggiano agli anni Novanta.

Prima che potessi fare domande, arriva il primo Angelo (in realtà il terzo) e Shinji sale sull’Eva senza sapere nemmeno come girare la chiave di avviamento.

Com’è possibile immaginare, il nostro eroe ne prende a destra e a sinistra ma quando tutto sembra perduto ecco che il robot va in berserk (si arrabbia molto) e risolve la situazione annientando completamente l’avversario.

Guide, VHS e block notes

All’epoca, a meno di registrarla (cosa che feci da lì in poi), era impossibile rivedere la puntata perché termini come streaming e ADSL erano ancora alieni e se volevi reperire informazioni c’erano solo due possibilità: biblioteca e mediateca.

Fu così che, circondato da universitari impegnati nello studio di materie complesse, io sfogliavo libri sui robot guardando film e serie TV che potessero far luce sull’oscura materia di cui era fatto Evangelion.

Le puntate proseguono e il livello di degrado del nastro magnetico delle VHS si intensifica al pari del prurito nella mia parte razionale arrivando addirittura a maledire Hideaki Anno, creatore della serie.

La splendida linearità del primo episodio venne sostituita in poco tempo da una trama ingarbugliata che non lasciava scampo. Ricordo che la bibliotecaria iniziò a guardarmi con sospetto quando chiesi in consultazione libri su cabala e religione.

Ultima puntata, Lost spostati!

In qualche modo, grazie anche al gruppo di amici fan di Evangelion, arriviamo quasi indenni all’ultima puntata e per l’occasione organizziamo una serata nerd in taverna, lontano da tutto e tutti e con il divieto assoluto di commentare durante l’episodio.

Ognuno di noi aveva un taccuino, una lattina di Coca Cola (io avevo la cedrata) e qualcosa da mangiare, tutto il necessario insomma per affrontare quelli che ormai erano diventati ventiquattro interminabili minuti di supplizio.

Che schifo

Asuka – Episodio 26

La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo

Fine.

Silenzio.

Titoli di coda.

Nessuno parla.

Ci guardiamo e ci rendiamo conto di essere vestiti in modo anomalo anche per i nostri standard.

Come risvegliati da un lungo sonno, spegniamo il televisore e senza dire nulla usciamo per tornare ognuno alla propria casa.

Non ci rivediamo fino al lunedì successivo.

La professoressa entra in classe e inizia a spiegare che le présent progressif si costruisce con être en train.

Suona la campanella.

Esco e ritrovo gli amici della taverna.

Sgranocchiamo la merenda per qualche secondo finché uno esclama: non ho capito!

Un enorme Halleluja risuona in tutto il mondo come se fossimo stati attaccati da Arael nella ventiduesima puntata.

Ridiamo di gusto, ripercorrendo ogni episodio alla ricerca del bandolo della matassa ma nulla.

Fortunatamente avevamo quattordici anni, la nostra città non era attaccata da nessuno e soprattutto non avevamo i problemi di Shinji e compagnia.

La fine di Evangelion dopo la fine di Evangelion

Gli anni passano e come spesso accade quando un fenomeno diventa di massa, Evangelion inizia ad arricchirsi di teorie e manovre di marketing. Ci sono persone che lo adorano, altre lo detestano o vedono nell’avvento degli Angeli la nuova apocalisse. Infine i miei preferiti, quelli che pensano di averci capito qualcosa.

Giusto per fare un po’ di storia, la maggior parte delle persone (all’epoca me compreso) vedeva in Evangelion un anime in cui i robot e i combattimenti erano al centro della scena ed è dunque comprensibile arrabbiarsi con l’ideatore quando alla fine la parte belligerante lascia spazio a elucubrazioni mentali e significati nascosti dei quali peraltro non si hanno informazioni se non all’esterno della serie stessa (grazie di esistere Distopia Evangelion).

Mentre il mondo intero tuona contro Anno per la delusione, lui in modo fiero e baldanzoso risponde dicendosi pienamente soddisfatto e invitando i critici a non concentrarsi sui robot.

The end of Evangelion
The end of Evangelion

Tuttavia per accontentare gli spettatori che a gran voce chiedono una nuova versione del finale, ecco che il 9 Luglio del 1997 esce The end of Evangelion, un film che ripropone in modo diverso la stessa trama dell’ultimo episodio.

La sostanziale differenza è nell’utilizzo massiccio dei combattimenti tra robot che lasciano in questo modo (almeno) due possibili letture:

  • La prima, più semplice che serve a mettere d’accordo tutti, nella quale Evangelion è solo un’enorme royal rumble di robot contro alieni.
  • La seconda che invece analizza la psicologia dei piloti e chiude il cerchio sul discorso di fondo che nel mio io quattordicenne era rappresentato dal fastidioso prurito all’interno della parte razionale.

Evangelion for dummy (plugs)

Da qualche mese, Netflix ha inserito nel suo catalogo tutte le puntate della serie e il film The end of Evangelion.

Un pomeriggio come gli altri decido di rivederlo, giusto per controllare che la mia teoria fosse ancora lì – primo errore.

Episodio dopo episodio le stesse domande alle quali non avevo trovato risposta da ragazzino riaffiorano come Rei dall’LCL e decido di fare l’unica cosa sensata in queste situazioni: andare in fumetteria.

Casualmente gli amici di sempre mi informano dell’uscita di un libro che cerca di fare chiarezza attraverso un’interpretazione soggettiva e non ufficiale. Sfoglio qualche pagina convinto si tratti della solita guida per neofiti e invece vengo folgorato dal tono e dallo stile degli autori Cristiano Brignola e Francesco Tedeschi: semplice, quasi scherzoso che non si prende sul serio e anzi riesce a trattare argomenti complessi attraverso espedienti comuni.

Senza accorgermene supero premesse e note introduttive arrivando a pagina diciannove dove inizia la magia.

Lo acquisto ed entro sera leggo le prime cinquanta pagine come fossero due: è fatta, sono tornato il ragazzino che beve cedrata mentre alla tele danno l’ultima puntata di Evangelion.

Struttura

Il libro di divide in tre parti, nella prima vengono riassunte tutte le puntate così da equilibrare le conoscenze e fornire una solida base a cui aggrapparsi durante i momenti di sconforto (che arriveranno). Alla fine di ogni capitolo inoltre sono sintetizzati i punti salienti, quelli a cui come scrivono gli autori, avresti dovuto stare attento.

Nella seconda parte invece, viene analizzato in modo approfondito tutto ciò che non si vede: il background dei singoli protagonisti, i piani delle varie parti in causa (Seele, Nerv, Gendo e Shinji), le figure allegoriche, i riferimenti biblici e cabalistici ma soprattutto gli autori ricercano l’origine e il significato di quegli elementi citati più volte all’interno dell’anime ma sui quali nessuno spende le dovute parole come le benedette pergamene del Mar Morto o la Camera del Guf.

Infine, dopo l’ennesimo (e utilissimo riepilogo) viene lasciato uno spazio alle domande che restano senza risposta. Ho trovato quest’ultima sezione molto attinente ad Evangelion perché oltre a definire ancora una volta la complessità dell’opera sottolineando che in ogni caso quella che si sta leggendo è una delle tante opinioni, fa capire quanto gli autori abbiano metabolizzato il senso più profondo che Hideaki Anno ha nascosto nell’anima dei suoi robot. L’idea stessa che per arrivare a una definizione sensata sia necessario l’apporto degli altri è alla base delle vicende narrate e questo capitolo a suo modo lo ribadisce.

Apparentemente le ultime righe potrebbero suonarvi strane ma in fondo, parliamo di un anime in cui robot alieni combattono contro Angeli venuti dallo spazio!

Menzione d’onore

Nel caso autori o editori del libro leggano questo post, vorrei spendere giusto un paio di righe per ringraziarli delle due pagine dedicate agli appunti che hanno lasciato alla fine del testo, sono state molto utili per fissare i concetti principali.

The end of…

Parafrasando la definizione degli stessi autori il libro è il risultato di ripetute visioni di Evangelion (la platinum edition, eh, quella di latta) seguite da discussioni e approfondimenti che hanno portato alla ricostruzione della trama e dei significati che Hideaki Anno ha cercato di raccontare in quello che è forse il cartone animato più controverso di tutti i tempi*.

Evangelion for dummy (plugs) è un libro adatto ai fans dell’anime e a chi ancora non lo ha visto perché impaurito dalla reputazione che porta con se e personalmente lo consiglio all’amico saccentello, quello gradevole come la gente che usa “piuttosto che” invece di “oppure”, che ti guarda dall’alto in basso e ti dice “Eh, ma non l’hai capito perché non sai niente di Cabala*”!


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