Jimmy Chin colleziona all’interno del libro There and Back vent’anni di esperienze fotografiche e imprese al limite. In questo articolo tuttavia voglio cercare di farvi capire il motivo per cui non l’ho definita semplicemente una raccolta di immagini.
Fotografia analogica
Da qualche tempo vedo per la città persone con macchine a pellicola. Nella maggior parte dei casi purtroppo cercano di portare avanti idee fuori tempo massimo o prive di contesto trasformando l’impegno in una semplice moda passeggera. Anni fa invece era la prassi e dal mio punto di vista era divertente mostrare quanto più possibile pensando di avere solo trentasei frecce per ogni rullino.
Ai tempi ignoravo la filosofia di Barthes, il bianco e nero di Salgado, le inquadrature impossibili di Vivian Maier e gli insegnamenti di Michael Freeman. Gli Americani erano solo persone oltreoceano e non il libro che avrebbe ispirato il mio New Yorkers.
Fino alla fine degli anni Novanta per me fotografare è stato il modo più semplice per raccontare e vedere il mondo.
6 Agosto 1991
Il 6 Agosto 1991 Tim Berners-Lee pubblica il primo sito web decretando la nascita di ciò che qualche anno più tardi avrebbe preso il nome di Internet. Indirettamente questo modificò ogni campo della vita quotidiana compresa la fotografia.
A costo di apparire scontato è bene sottolineare che un tempo per vedere spiagge caraibiche e mari cristallini era necessario conoscere qualche amico turista oppure comprare riviste specializzate. Dai primi Duemila invece grazie alla furiosa circolazione delle immagini tramite internet e social network chiunque può raggiungere qualunque latitudine con un click.
Il biennio d’oro
Tra il 2004 e il 2006 Mark Zuckerberg e Jack Dorsey regalarono al mondo rispettivamente Facebook e Twitter grazie ai quali la gente iniziò a condividere pensieri e momenti di vita quotidiana con l’intenzione di cristallizzare un preciso istante per l’eternità.
Da punto di riferimento per la conservazione dei ricordi la fotografia diventa uno strumento al servizio dei nuovi media mentre collateralmente questi ultimi sviluppavano gli algoritmi alla base delle odierne intelligenze artificiali.
La concatenazione di tali processi ha normalizzato ciò che prima era possibile solo a livello analogico accrescendo in modo esponenziale la quantità di fonti per la conoscenza di luoghi e popoli.
E la fotografia?
Il mio professore d’arte alle medie diceva che la storia è spesso ciclica e anche in questo caso aveva ragione. Ciò che accadde tra il 2004 e il 2006 è un fenomeno noto in ambito fotografico, basta pensare al rapporto in favore dei primi tra coloro che possiedono una macchina fotografica rispetto a quelli in grado di essere definiti fotografi. Ma quindi se in passato McCurry, Adams, Capa e via dicendo sono emersi dalla massa oggi cosa rende meritevole di una riflessione il libro There and Back di Jimmy Chin?
La risposta è semplice – parte uno
There and Back non è libro di fotografia ma un’esperienza di crescita artistica trasmessa attraverso compositi punti di vista. Ma prima un passo indietro.
Per forza siamo preoccupati, non esiste una parola in cinese che descriva quello che fai
Jimmy Chin nell’introduzione di There and Back
Chi è l’autore dietro There and Back?
Jimmy Chin è fotografo, regista, autore ma soprattutto scalatore e atleta. Fin da piccolo mostra un’innata passione per l’esplorazione alimentata dal lavoro dei genitori entrambi bibliotecari. Legge avventure in luoghi remoti (una tra tutte Lo Hobbit) fatti di creste, deserti e ghiacciai. Finito il college scansa la sicura carriera di medico o avvocato per girare l’America a bordo di una scassata Subaru del ’99 alla ricerca delle principali pareti da arrampicata.
Metaforicamente scelse di percorrere una strada parallela a quella prevista (e desiderata) dai genitori che tuttavia onorarono la volontà del figlio di creare una propria autonomia attraverso impegno e tenacia nel perseguire obiettivi complessi.
Per Jimmy viaggiare significava entrare in contatto con la propria essenza più reale. La difficoltà dell’impresa e i luoghi ostili erano contemporaneamente fonte di soggezione e scoperta.
In pochi conoscono il K7, ma è una montagna stupenda
Jimmy Chin
A Yosemite capì che la sua vera vocazione era condividere attraverso la fotografia istanti che emanassero emozioni come se lo spettatore fosse presente durante lo scatto.
Da quel momento inizia il percorso di analisi e scoperta che lo porterà alla realizzazione di immagini memorabili che responsabilizzano ogni essere umano sull’eredità nei confronti delle generazioni future.
Successi e fallimenti
Per oltre vent’anni Jimmy Chin ha incontrato persone straordinarie che hanno dedicato la vita alla realizzazione di ciò che per altri rappresenta un traguardo impossibile. Nel tempo son diventati compagni di viaggio e fonte di ispirazione e motivazione continua fino a desiderare di testimoniarne le imprese indipendentemente dall’esito.
Pochi scelgono la sofferenza. Pochissimi ne godono
Jimmy Chin
Ognuna di esse infatti diventa un tassello nell’ampio diorama della propria crescita personale e professionale. There and Back è la rilegatura dell’intera opera. Un omaggio all’esperienza e l’incoraggiamento a mettere sempre un piede avanti all’altro.
La risposta è semplice – parte due
In una società in cui ogni persona con una macchina fotografica può definirsi fotografo There and Back sposta il focus dal contenuto dell’immagine all’esplorazione della modalità con cui essa è stata scoperta e raccolta. In poche parole Jimmy Chin evoca un nuovo punto di vista.
Va bene, ma di cosa parla There and Back?
There and Back è un diario scritto in balia del vento a ottomila metri sopra il livello del mare. Ogni capitolo è sporco di terra e magnesite, intriso di salsedine e del ghiaccio silenzioso dell’Antartide.
In circa trecento scatti Jimmy Chin mostra l’impossibilità per l’uomo di vivere nella natura selvaggia e la sua presunzione di dominarla attraverso città e palazzi giganteschi.
La sua fotografia nasconde tuttavia la speranza di poter godere per brevi periodi di tempo della Terra prima della Storia ritornando arricchiti dall’aver sfidato nuove percezioni del possibile.
There and Back raccoglie storie di alpinismo e arrampicata per i sette continenti in compagnia di atleti e avventurieri leggendari che diventano il soggetto ideale dei suoi scatti.
Siate inquieti per non essere inquietanti
Ho conosciuto Jimmy Chin attraverso Instagram quando il suo profilo comparve tra i consigliati insieme a Chris Burkard. Non fu amore a prima vista perché io e l’arrampicata abbiamo una storia difficile. Da piccolo mio padre mi portava in parete e per quanto adorassi rimanere appeso nel vuoto ho sempre preferito altri sport. Senza contare la scomodità delle scarpette.
There and Back tuttavia ha risvegliato in me il ricordo della sensazione incredibile di raggiungere la vetta. Sfogliandone le pagine mi sembrava di poter assaporare il profumo dell’aria, il calore del sole e il freddo intenso degli scatti ad alta quota. Ma soprattutto ogni fotografia è un invito a sorridere mentre superando il nostro limite facciamo qualcosa considerato da molti impossibile.
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