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Venezia tra cucina e misteri

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Qualche giorno fa discutevo con un’amica sull’importanza della figura dell’insegnante nella formazione degli studenti ma soprattutto delle modalità per avvicinare le persone a un tema o a una materia.

Terminata la chiamata, ho appoggiato il telefono sulla libreria e ho iniziato a sfogliare le pagine di alcuni autori per me fondamentali: Shakespeare, Stevenson, Calvino fino ad arrivare ai più recenti Cline, Pratt, Gaiman, Larsson, Igort e i fratelli Wilson.

Ambienti diversi, dal teatro alla prosa, dal fumetto alle rime passando per gli immancabili videogiochi e i misteri irrisolti in giro per il mondo.

Questi autori sono legati da un principio: nessuno voleva insegnarmi qualcosa ma grazie a una trama ben orchestrata hanno creato un’efficace modalità di apprendimento trasversale.

Semplifichiamo le cose

Per spiegare meglio il concetto, prenderò ad esempio due romanzi: l’Isola del tesoro e Il curioso caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Dietro alla semplice storia del ragazzo che sceglie la via del mare, si nasconde un dettagliato trattato della realtà marinaresca (e piratesca) di fine secolo. In modo analogo, la doppia personalità dello scienziato londinese può essere letta come un’anticipazione del binomio essere/apparire che di li a qualche anno sarebbe diventato terreno di studio per la neonata psicanalisi.

Seppur con qualche riserva, credo molto nel sistema scolastico come primo approccio alla cultura e proprio per questo penso che necessiti di aiuti costanti al fine di migliorare i risultati e contribuire a formare il futuro di tutti noi.

Non sono d’accordo con le affermazioni riguardo la scarsità di lettori in Italia perché penso che i dati escludano una notevole quantità di ambiti che invece sono in crescente ascesa: non mi riferisco solo al fumetto, i cui tentativi di escluderlo dalla sezione di varia sono direttamente proporzionali alla sua volontà di mostrare l’efficacia nel veicolare concetti anche piuttosto difficili grazie a un perfetto connubio tra immagine e narrazione, ma penso a piattaforme come Wattpad sulla quale sono state pubblicate un centinaio di storie circa nel tempo che state impiegando a leggere queste righe.

Pagine Facebook, profili Twitter, blog, sono luoghi virtuali ai quali la gente si rivolge costantemente per leggere storie, consigli, opinioni e molto altro, quindi perché dovrebbero essere esclusi dall’equazione, soprattutto se il fine ultimo è condividere conoscenza.

Un maestro di nome Socrate disse che la conoscenza è l’origine del bene, mentre l’ignoranza è l’origine del male […] hanno ucciso anche lui. La gente detesta che sia messo in discussione ciò in cui crede

Amato Ferrero

Si va bene, ma quando inizia la recensione?

Ho scritto quest’introduzione perché credo che il libro di cui parlerò sia un esempio di quanto anticipato.

Ambientato alla fine del Quattrocento, L’apprendista di Venezia (in originale The Book of Unholy Mischief), di Elle Newmark narra la storia di Luciano, un ragazzino che dopo aver rubato una melagrana al mercato di Rialto, viene scoperto da Amato Ferrero, il capocuoco del doge ma, invece di essere denunciato alle autorità, diventa apprendista proprio nelle cucine di quest’ultimo.

Al giovane vengono inizialmente affidate mansioni semplici come spennare selvaggina, provvedere all’acqua fresca e mantenere ordine e pulizia.

Accanto alla trama principale, se ne srotola una seconda, legata a un libro misterioso che pare contenere segreti così importanti da essere ambiti non solo dalla capitale veneta ma perfino dalle alte sfere del papato romano: il doge spera di poterci leggere le indicazioni per l’elisir di lunga vita e decide di setacciare la città e interrogare chiunque sia a conoscenza del più piccolo dettaglio necessario al ritrovamento.

Appare chiaro come le due linee narrative non resteranno parallele a lungo. Esse si intrecceranno in una notte lunga diversi capitoli e ricca di colpi di scena che accompagneranno il lettore all’entusiasmante finale.

Elle Newmark by Steven Rothfeld
L’autrice Elle Newmark – Credits Steven Rothfeld

Descrizioni dettagliate, usi e costumi della Venezia dell’epoca, strane alchimie, suspence, colpi di scena, occulto e avventura sono alcune delle spezie che l’autrice americana mescola per realizzare una ricetta in grado di far assaporare al lettore il gusto di un tempo passato e un’atmosfera che, per coloro che dispongono della necessaria sensibilità, è possibile percepire tutt’ora per le calli della Serenissima.

Strano a dirsi ma l’ingrediente principale è la cucina stessa, sia come luogo in cui Luciano apprende il mestiere di chef dal maestro Amato Ferrero, sia come concetto poliedrico e fonte di ispirazione per tutti gli appassionati dell’arte culinaria.

Il pane è una delle maggiori prodezze dell’alchimia umana. Farina, acqua, lievito, un pizzico di sale, le tecnica giusta ed ecco il pane

Amato Ferrero

Apprendere Venezia (e non solo) attraverso un libro (e non solo)

Personalmente, sono molto legato alla città di Venezia: fin da piccolo ho imparato a conoscerla grazie alle vacanze estive passate dai nonni in un paesino vicino. Crescendo tra Goonies e Indiana Jones, ho sempre visto nel capoluogo veneto un intricato labirinto da esplorare in lungo e in largo, costellato da calli che nascondono avventure e misteri da svelare.

Tuttavia la Serenissima è molto più di questo: è la città del mercante Marco Polo, testimone delle vicende lungo la via della seta, delle seduzioni dell’eccentrico Casanova e delle melodie di Vivaldi.

Tutti questi, e molti altri, sono pezzetti del puzzle che, una volta completato, mostra una mappa completa della cultura nazionale e internazionale.

Il testi scolastici sono un sentiero primario per avvicinarvisi ma non sempre rappresentano la via più accessibile. Rispetto a un romanzo o a un film essi infatti possono sembrare noiosi ed è per questo che è importante per insegnanti e formatori, ma in generale per chiunque decida di trasmettere cultura e conoscenza, leggere e consigliare libri come questo.

Apprendista di Venezia
Copertina dell’edizione inglese originale

Ovviamente come in ogni cosa, è necessario capire dove finisce la realtà e inizia la finzione ma pensiamo per un attimo a quante persone hanno iniziato ad appassionarsi a materie tecniche dopo aver visto Interstellar o Matrix, oppure al rilancio del Cenacolo Vinciano grazie ai romanzi di Dan Brown.

Se è opinione diffusa che per apprendere le basi di una nuova lingua sia sufficiente guardare qualche film senza doppiaggio, perché un prodotto editoriale (cartaceo o digitale) non potrebbe rappresentare il primo passo sul sentiero della conoscenza di una specifica sfera culturale.

Un piccolo omaggio

Vi confesso che questa recensione non era nata come parte del discorso che poi è diventato ma come un omaggio all’autrice e al libro che insieme hanno arricchito con un ulteriore punto di vista, la mia immagine della città del doge.

A tal proposito, vorrei cogliere l’occasione per regalarvi una delle mie photostories che prende spunto, come si evince dal titolo, proprio dall’Apprendista di Venezia. Se queste righe non vi avessero convinto del tutto alla lettura del romanzo, spero che le mie possano completare l’opera.

Potete scaricare gratuitamente le mie photostories da questa pagina.


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