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La persona peggiore del mondo

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La persona peggiore del mondo è un titolo talmente adatto a me che non potevo non guardarlo istantaneamente. Ma andiamo con ordine.

Julie, Aksel, l’universo e tutto quanto

Julie (Renate Hansen Reinsveen) è una ragazza alle prese con la scelta del percorso di studi. I voti e le ambizioni le favoriscono l’ingresso a medicina ma poco dopo capisce che il corpo non le interessa quanto la mente. Si iscrive a psicologia dove approfondisce soprattutto il rapporto con l’insegnante ma alla fine decide di svoltare nuovamente e dedicarsi alla fotografia. Col passare del tempo vede i suoi obiettivi adolescenziali evaporare finché alla soglia dei trent’anni incontra il fumettista Aksel (Anders Danielsen Lie) con il quale fissa il primo punto concreto della sua esistenza.

La persona peggiore del mondo - Julie e Aksel
Renate Hansen Reinsveen e Anders Danielsen Lie interpretano Julie e Aksel

Da questo incipit il regista Joachim Trier mette in scena la storia di una ragazza alla ricerca delle risposte che le permettano di prendere finalmente le redini della propria vita.

La metafora di Julie

Nei primi minuti de La persona peggiore del mondo Julie è presentata come una trottola alla ricerca di una strada da percorrere che tuttavia ben presto si rivelerà solamente il punto di partenza per l’avventura successiva. La Reinsveen incarna un personaggio egocentrico alla costante ricerca di attenzioni. Se non le venissero corrisposte cadrebbe in uno stato di delusione e frustrazione curabile esclusivamente con l’ennesimo cambio di forma. L’informe diventa dunque metafora evolutiva laddove la sua assenza è sinonimo di fissità risolvibile con una nuova metamorfosi.

A discapito della sostanza Julie ha bisogno dei riflettori per essere vista e sentirsi speciale. A tal proposito è indicativa la superficialità con cui vengono accennate tematiche attuali quasi a sottolineare come esse rappresentino un espediente narrativo utile solamente a emergere durante la conversazione.

La persona peggiore del mondo - Julie
Julie durante una scena del film

La vita per lei è priva di conseguenze e non percepisce le implicazioni delle proprie azioni sugli altri personaggi. La chiave di volta è il momento in cui la sua indipendenza viene incrinata dalla consapevolezza di dover accettare critiche e compromessi per realizzare realmente qualcosa di concreto.

La metafora di Aksel

Dopo una notte passata insieme Aksel liquida Julie spiegandole che differenza di età e ambizioni avrebbero costituito un ostacolo e sarebbe stato meglio per entrambi considerare l’accaduto come una semplice avventura. In quel momento invece la giovane capisce di essersi innamorata di lui  perché ai suoi occhi rappresenta l’elemento scorretto, ambiguo e indefinibile con il quale ampliare il proprio concetto di libertà e creatività.

La persona peggiore del mondo - Julie e Askel
Renate Hansen Reinsveen e Anders Danielsen Lie interpretano Julie e Aksel

Le storie della lince ritratta da Aksel sulle pagine della graphic novel rappresentano un modo per provocare una reazione nel lettore al fine di creare discussioni intorno a specifici argomenti senza emettere sentenze. Quest’assenza di giudizio è vitale per Julie che può continuare a vivere la propria esistenza senza l’obbligo di fermare la bussola in una direzione precisa.

Oslo

Joachim Trier ripaga il debito nei confronti della Nouvelle Vague parigina e della Manhattan di Woody Allen fin dalle prime scene mostrando il legame simbolico della protagonista con la capitale norvegese.

Una delle inquadrature più iconiche del film con la città di Oslo sullo sfondo
Una delle inquadrature più iconiche del film con la città di Oslo sullo sfondo

A posteriori l’intera semantica de La persona peggiore del mondo è incastonata nelle prime inquadrature che mostrano Julie come parte integrante di una visione apparentemente omogenea della città pronta tuttavia a seguirne gli eccentrici cambi di rotta. Il comparto fotografico ritrae Oslo a seconda della palette cromatica dedicata alla protagonista frammentandosi continuamente per assecondare e seguire la nascita di nuove identità.

Cosa insegna La persona peggiore del mondo?

Alla fine della visione lo spettatore è portato a chiedersi se Julie rappresenta realmente La persona peggiore del mondo o se Joachim Trier ne abbia utilizzato il volto per nascondere approfondimenti psicologici più complessi e articolati.

L’interpretazione della Reinsveen mostra un ricco insieme di emozioni difficili da decifrare perché apparentemente bloccate da qualcosa di remoto con il quale solo lei può e deve fare i conti prima di immaginare il proprio posto nel mondo. Lo spettatore simpatizza per la situazione della giovane anche nei casi più egocentrici, egoistici e autocelebrativi come se volesse aiutarla a trovare una forma definitiva alimentando la luce dei riflettori.

Julie all’inzio sfrutta le persone per autodeterminarsi ma le circostanze le faranno capire quanto il processo debba includere il rispetto del prossimo e le ripercussioni delle proprie azioni sugli altri.

La persona peggiore del mondo è un autoritratto collettivo e condivisibile da chiunque a un certo punto della propria vita si è trovato nella condizione di crescere.


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