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L'opinione che non ha la presunzione di essere giusta

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La terra, il cielo, i corvi

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Domenica mattina, il sole fatica a sorgere perché l’alba lo circonda con pesanti nuvole grigie cariche di pioggia e le temperature abbattono la volontà delle persone invitandole a restare sotto le coperte ancora qualche minuto.

Io invece non sto più nella pelle perché si è creata l’atmosfera perfetta per iniziare a leggere La terra, il cielo, i corvi di Teresa Radice e Stefano Turconi.

Personalmente credo che esistano libri adattabili a qualunque situazione mentre per altri sia necessario creare la giusta atmosfera: La terra, il cielo, i corvi rientra in questo secondo gruppo.

Preparo la moka, l’aroma di caffè si mescola al gusto dolce della crostata alle pesche che si sta scaldando in forno: la colazione dei campioni.

Finisco di mangiare ma non sistemo subito, è domenica e si può perdere tempo.

C’erano un tedesco, un italiano e un russo

Guardo con attenzione l’illustrazione in copertina come se volessi carpire qualche segreto sulla trama.

La dedica prima dell’inizio è rivolta al nonno dell’autrice la quale ha spiegato di essersi ispirata a una serie di lettere che quest’ultimo riceveva dal fratello appena ventenne inviato al fronte.

La storia appare diversa se a insegnarla sono i libri oppure le testimonianze personali

Le prime pagine raccontano la rocambolesca fuga da un carcere russo situato sulle isole Solovetskij di quelli che successivamente diventeranno i protagonisti della vicenda: un tedesco, Fuchs, un italiano, Attilio e infine Vanja, uno dei carcerieri che è stato costretto a seguire il gruppo per evitare che desse l’allarme.

Lo scenario viene filtrato dai tre punti di vista dei protagonisti, apparentemente diversi e incompatibili. Ognuno di loro parla nella propria lingua e solo grazie al modo in cui Attilio ricapitola i discorsi dei compagni il lettore riesce ad ottenere un quadro della vicenda.

Il tedesco vuole riunirsi al proprio plotone e siccome va dalla parte opposta rispetto alla zona da cui sono fuggiti, Attilio decide di seguirlo portandosi dietro anche il povero Vanja.

Durante i primi giorni di cammino, alcuni espedienti fanno si che il lettore scopra il passato di Attilio che, rispetto agli altri, sembra essere a suo agio tra i boschi della steppa del Caucaso pur trattandosi di un luogo angusto e difficile da decifrare.

La terra, il cielo, i corvi_Copertina
C’erano un tedesco, un italiano e un russo nel gelido inverno del 1943

L’italiano infatti è stato un alpino della divisione Tridentina e prima ancora un contrabbandiere della zona del lago di Como: per questo motivo è in grado di orientarsi e far perdere le tracce agli eventuali inseguitori.

In poco tempo il gruppo raggiunge l’accampamento tedesco: Vanja viene riconosciuto come nemico e condannato a morte, Attilio deriso e schernito e Fuchs che pensava di essere tornato tra amici è invece accusato di essere un disertore.

Tuttavia, mentre il plotone si prepara a far fuoco su Vanja, il campo viene attaccato e i tre si ritrovano di nuovo a scappare, coprendosi le spalle a vicenda.

È un momento speciale della trama perché ogni certezza è venuta meno e da qui in avanti ognuno dei protagonisti dovrà riscrivere la propria storia da zero, passo dopo passo.

Un viaggio fisico ed emotivo

Per capire meglio il significato e il valore de La terra, il cielo, i corvi è necessario pensare alla situazione che il mondo stava vivendo in quel lontano 1943.

La stampa e la posta erano fortemente censurate e le vicende della maggior parte dei soldati partiti per il fronte si sono perse letteralmente nella neve. I due autori prendono a cuore questo aspetto e cercano di ricostruire una parte di quella storia oscurata attraverso materiali e appunti personali.

Il paesaggio

In una recente intervista, Teresa Radice ha definito il paesaggio il quarto personaggio della storia.

Ispirandosi alle opere di Tolstoj e Rigoni Stern ci viene mostrata una natura apparentemente minacciosa e letale alla ricerca di qualcuno in grado di comprenderla.

La terra russa è un foglio bianco sporcato dalle atrocità di una guerra che ha armato in modo inadeguato ragazzi poco più che ventenni imponendogli la difesa di ideali che non gli appartenevano

La terra

Attilio, grazie al suo passato è l’unico dei tre a possedere gli strumenti necessari per comprendere il valore materico del rapporto tra uomo e natura.

L’intero racconto è pervaso da visioni agresti legate alla lavorazione della terra: strumenti come accetta e falce sono disseminati tra le tavole quasi più di moschetti e carri armati.

La terra, il cielo, i corvi ricostruisce nel lettore il legame con la memoria storica e con la natura: ogni tavola esprime il rumore della neve calpestata dagli scarponi contrapposto al silenzio dei passi dei contrabbandieri, il profumo del cherosene di una lanterna e il gusto della polenta cotta sulla pietra o di un paio di uova e qualche patata bollita.

Il cielo

A mio avviso l’aspetto più forte della narrazione è il costante binomio tra un passato di colori caldi e un presente di scenari freddi e immobili, l’amore e il suo ricordo.

Ma proprio quando ormai il gelo è entrato nelle ossa del lettore, ecco che Attilio scopre l’importanza del momento presente.

Non c’è passato, non c’è futuro, non c’è nient’altro che ora

Mentre tutti riposano, l’alpino esce a fumare una sigaretta e ritrova un cielo familiare nel quale perdersi senza sosta. Riconosce le stelle che vedeva quando superava le recinzioni con la sacca piena di merce di contrabbando da scambiare oltre il confine.

Grazie al quel cielo notturno, le distanze si accorciano e Attilio ritorna con la mente alle stradine acciottolate e ai campi arati dalla vanga.

Penso alle notti d’estate, quando noi s’andava zitti su per i monti con le bricolle in un incessante luccichio di stelle reali e riflesse, da non capire se stavi avanzando sulla terra oppure in cielo

I corvi

Quando si scrive un testo che menziona la guerra il rischio di cadere nella definizione di buono e cattivo è alto. La terra, il cielo, i corvi si discosta dai classici cliché dimostrando che non esiste un personaggio cattivo a prescindere: Fuchs che all’inizio sembra essere il più burbero del gruppo, capace di abbandonare o peggio uccidere i compagni, avrà occasione di dimostrare la propria umanità in vari punti del racconto, finanche a ridere per un uomo invisibile in piedi rigido in mezzo alla stanza.

La terra, il cielo, i corvi_Pagina 132
Credits: Bao Publishing

Il corvo è un animale che fornisce l’ambigua simbologia di inizio e fine. Il tedesco, l’italiano e il russo sono proprio questo, tre elementi diversi che tuttavia vengono costretti a condividere lo stesso contenitore: la vicenda farà emergere le uguaglianze profonde nascoste dietro le apparenti discrepanze.

Conclusione

Ho aspettato questo libro attratto dalle premesse e soprattutto dalle altre opere della coppia de La casa senza nord che ritengo essere dei piccoli capolavori letterari presentati con cura dall’editore BAO Publishing.

Quando ho iniziato a leggerlo ho ritrovato l’essenza degli elementi, la bellezza delle situazioni in cui l’uomo si riavvicina alla natura, ho sentito il desiderio di indossare gli scarponi e camminare in montagna anche solo per gustare i piatti tipici dei rifugi circondato dal vociare sconnesso di persone sconosciute che tuttavia in quell’occasione sembrano essere familiari e vicine.

Ho apprezzato la decisione di non tradurre le frasi dei personaggi dalle loro lingue originali perché ho provato la stessa sensazione di Attilio, quella frustrazione mescolata alla rabbia di non capire a fondo ciò che sta accadendo ma che allo stesso tempo nasconde la bellezza di interpretare espressioni, movenze e sguardi tavola dopo tavola.

Seguire i dialoghi de La terra, il cielo, i corvi mi ha ricordato i film di Star Wars nei quali si capiscono le parole di Chewbecca grazie all’aiuto di Han Solo

Infine un fil rouge che si ritrova in ogni opera della coppia Radice/Turconi è l’aderenza al reale: gli acquerelli ritraggono luoghi, persone e perfino dettagli che hanno alle spalle accurati studi e ricerche: questo migliora oltremodo il già eccezionale storytelling.

La terra, il cielo, i corvi è un libro maturo che non vuole insegnare nulla ma aiutare la Storia a ricordare ciò che per vari motivi è stato sepolto sotto la neve in quel lontano inverno del 1943. Allo stesso tempo però è un’ode alla vita, alla possibilità di rinascere riequilibrando le disgrazie.

La narrazione è gelida e cruda ma grazie all’incipit della classica barzelletta lascia spazio a sentimenti profondi come l’amore e l’importanza di continuare a ridere.

Ridere non significa negare la sofferenza, ma proibirle di demolire le cose divertenti


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