Wander Allen

L'opinione che non ha la presunzione di essere giusta

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Le storie dietro le (mie) fotografie

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Raccontare una bella storia significa correre sulla strada delle trame. Vi preparate, allacciate le scarpe e iniziate a mettere un piede avanti all’altro finché in men che non si dica sfrecciate tra scenari impossibili; plasmando le forze creatrici cavalcate creature la cui forma è determinata dal vostro pensiero e con un po’ di allenamento potrete perfino raggiungere la velocità necessaria a galleggiare sul pelo dell’acqua nel mare degli intrecci.

Esiste tuttavia la possibilità di farsi prendere dall’entusiasmo mettendo a rischio lo svolgimento della storia stessa. Nulla di grave anzi è meraviglioso perché significa che vi state divertendo ma conviene rallentare e guardarsi per un attimo indietro.

Dopo la prima parte dell’intervista che ho rilasciato a Giovy mi resi conto di averle mandato molto materiale fotografico che sarebbe risultato complesso contestualizzare. Ne abbiamo parlato ed è nata l’idea di un articolo che raccontasse la storia di ogni singolo scatto.

Se vi state chiedendo come mai ho voluto precisare mie all’interno del titolo è perché esso non è casuale bensì un omaggio a Steve McCurry e al suo Untold. The stories behind the photographs.

Le storie dietro le (mie) fotografie

Confezionare quanto segue è stato un lavoro molto lungo. Se per rispondere a una domanda ho impiegato tra i venti e i trenta minuti, selezionare ogni singola immagine ne ha richiesti almeno quaranta. Ogni scatto doveva da un lato testimoniare il concetto riportato poi a parole nell’intervista ma soprattutto creare una linea cronologica della mia vita e della mia evoluzione declinata secondo quanto richiesto. In altre parole, spero vi divertiate quanto mi sono divertito io!

Come leggere le storie

Le immagini che vedrete sono connesse alle domande dell’intervista e corrono parallele alle risposte sulle esperienze di viaggio in Islanda e Irlanda e a qualche inedita curiosità su di me.

Curiosità

In verità sono io il più curioso tra voi: mi piacerebbe vedere le vostre facce, soprattutto se mi conoscete da tempo, davanti ad alcune delle prossime immagini.

Le storie dietro le (mie) fotografie - Wolverine is coming to Brescia
Wolverine is coming to Brescia

Questo sono io mentre mi concentro per estrarre gli artigli di adamantio (poi conobbi Flash e imparai a correre). Da notare l’espressione alla Stallone e gli addominali finti (compresi nel costume).

Il capitano della nave a Collodi
Il capitano della nave a Collodi

Non sono in molti (o meglio non lo erano) ad aver visto questa immagine ma tutti quelli che ne hanno avuto la possibilità l’hanno sempre trovata divertente.

Era il 2002 e insieme alla mia famiglia eravamo in visita al parco dedicato a Pinocchio a Collodi. Pioveva ma questo non ci ha impedito di divertirci e ripercorrere i capitoli della storia.

Una delle attrazioni è una nave sulla quale è possibile giocare liberamente. Io e i miei fratelli ci siamo fiondati diventando in un attimo esploratori, pirati, bimbi sperduti e via dicendo. Mamma ci guardava mentre papà riprendeva tutto con una Sony Video 8 Handycam CCD-F455E (per i non addetti ai lavori all’epoca era un lusso).

Io qui faccio il capitano della nave e a questo punto ridono sempre tutti. Ho voluto condividere questa fotografia perché l’aspetto ludico del viaggio è in grado di renderlo speciale e serve davvero poco per immaginare.

Inoltre fa ridere, quindi basta prendersi sul serio!

Estate '94
Estate ’94

Era l’estate del ’94 ed eravamo al mare. Questa foto rappresenta la capacità di mia mamma di infondere tranquillità. Se notate la mia espressione tradisce un certo disagio mentre la sua è serena.

Arcade
Arcade

Questa foto è enigmatica per due motivi. Il primo perché mia mamma e la tecnologia sono sempre stati due mondi distinti eppure qui è impegnata a lavorare con gli ultimi ritrovati del tempo.

Il secondo è legato al luogo in cui è stata scattata. Apparentemente si tratta di un ufficio ma in verità era molto di più. Era il mio parco giochi quando la accompagnavo al lavoro: c’era un grande giardino con le papere, i bambù e un’altalena e scale e corridoi che la mia mente trasformava in passaggi segreti.

Oggi la proprietaria ha convertito gli stessi spazi ricavandone una galleria d’arte e siccome siamo in ottimi rapporti, ho avuto la possibilità di restare da solo per ore ad ammirare capolavori come La grande onda di Kanagawa ad opera di Hokusai e Sharbat Gula di McCurry.

Sono convinto che parte della mia capacità analitica e di empatizzare con il mondo sia nata qui.

Taccuini e fasce cardio
Taccuini e fasce cardio

Mio papà è stato il primo a insegnarmi a viaggiare e le sue storie ancora adesso hanno dell’incredibile. Racconti di un tempo in cui potevi girare l’Italia in treno dormendo nelle piazze o tra i vicoli. Incontrare persone incredibili come Gaber, Vecchioni e Guccini all’osteria. Lavorare nei Luna Park e creare eventi irreali.

Mio papà ha la pressione alta e quando siamo usciti in bicicletta aveva impostato la fascia cardiaca affinché lo avvisasse se il battito superava una certa soglia. Quel dannato affare non ha mai smesso di suonare eppure lui continuava a pedalare.

Eccolo lì, che sorride come se nulla fosse.

Imaziɣen
Imaziɣen

Appena arrivati all’accampamento berbero ricordo di aver iniziato a correre tra le dune del Sahara. I piedi sprofondavano nella sabbia e ogni passo fu una fatica immane perché viene meno l’appoggio a cui siamo abituati.

Eppure era come se quegli spazi immensi mi stessero chiamando, come se volessero giocare con me. Ecco allora che i confini spariscono e nel silenzio senti solo il battito del tuo cuore e il tuo respiro che ti accorgi essere una cosa sola col vento. Le dune diventano trampolini e in un attimo stai volando.

Vedendo quest’immagine, la nostra guida ha detto che gli ricordavo Imaziɣen, l’uomo libero ritratto in rosso sulla bandiera berbera. Sono molto legato ai colori di quest’immagine ed è una delle ragioni per cui essi sono parte del mio logo.

Islanda

Se avessi a disposizione una sola parola per descrivere la Terra del ghiaccio e del fuoco sarebbe surreale perché per quanto sembri folle ogni esperienza supera la dimensione della realtà come la immaginiamo per mostrarsi nella sua essenza più pura e veritiera.

Nell’intervista ho spiegato il motivo per cui è un viaggio che consiglio solo dopo lunghi discorsi e spero di poterlo sottolineare nuovamente attraverso queste immagini.

Caclack!
Caclack!

Questa è la cima del Monte Kristínartindar che si raggiunge dopo circa mezza giornata di cammino. Qui la mia vita e il mio modo di fotografare sono cambiati per sempre. Caclack!

Sentirsi piccoli
Sentirsi piccoli

Questa è una delle sensazioni per cui amo l’Islanda.

Super Vik
Super Vik

Dieci chilometri di camminata nel nulla per raggiungere il famoso aereo caduto sulla spiaggia nera di Vik con un chilo e mezzo di pigiama in pile nello zaino. Ho immaginato questa foto dalla prima volta che vidi il relitto su una guida dell’Islanda.

È assurda? Si. Ma chi te l’ha fatto fare? Il mio desiderio di avere un punto di vista unico al mondo! Ah…se ve lo state chiedendo non è photoshoppata!

Effetto Sahara a Landmannalaugar
Effetto Sahara a Landmannalaugar

Esiste un momento in ogni viaggio in cui si entra in empatia con l’ambiente circostante. Ci sono vari modi per manifestarlo e questo è uno dei miei preferiti.

Patchwork
Patchwork

Uno degli aspetti migliori secondo me dell’Islanda è la varietà di contesti racchiusi in poco spazio. Molti parlano della variabilità repentina del meteo ma pochi menzionano il numero di situazioni presenti in poco meno di una decina di passi.

Le storie dietro le (mie) fotografie - Curiosità
Curiosità

Volete sapere cosa nasconde quel ghiacciaio…

Altavatn per me significa luce nel silenzio
Altavatn per me significa luce nel silenzio

Questa è semplicemente una delle fotografie più intense che ho scattato lungo il Laugavegur Trail.

Irlanda

Voglio farvi una confessione che finora non avevo mai detto a nessuno. Ho da sempre avuto paura dell’Irlanda. Quando ero piccolo leggevo storie meravigliose sull’Isola di smeraldo e ascoltavo musiche così melodiose da riuscire a farmi addormentare in quelle rare occasioni in cui rimanevo a casa da solo (non scherzo, accendevo tutte le luci di casa).

L’Irlanda per me era rivestita da una specie di velo sacrale e temevo che se l’avessi scoperta davvero la realtà avrebbe deluso le aspettative. Ho avuto diverse opportunità per visitarla ma ogni volta qualcosa mi bloccava e prediligevo un’alternativa.

Oggi, mentre scrivo queste righe mi accorgo di quanto essa sia importante per me perché se chiudo gli occhi respiro il profumo dell’erba bagnata delle Achill Island dopo un pomeriggio di pioggia e la salsedine dell’oceano sulla Wild Atlantic Way. Sotto i piedi sento i prati di Killarney danzare insieme alle strade di Galway e Dublino. Apro gli occhi e vedo il sole baciare le scogliere di Inis Mór e una ragazza sorridente sulla bicicletta mentre torna al traghetto.

Considerate le prossime fotografie come un’ode alle terre d’Irlanda da parte di uno sciocco che ne è profondamente innamorato.

Slieve League
Slieve League

Le Slieve League sono le prime scogliere che ho visto in Irlanda e anche per questo ad oggi ritengo siano le più belle.

Se le visitate, vi consiglio il B&B lì vicino da cui si vedono le stelle! Il proprietario è un tipo strano che cammina sempre a piedi nudi ma ehi, siamo in Irlanda!

Traghetti sgangherati e caramelle col sorriso
Traghetti sgangherati e caramelle col sorriso

Questa foto non rappresenta le scogliere di Moher ma ciò che sta dietro l’obiettivo, un traghetto sgangherato sul quale un matto marinaio offre caramelle per il mal di mare e ride a squarciagola. Siccome gli eravamo simpatici (io ridevo con lui) ci ha confidato che avremmo potuto cambiare nave al primo attracco per vedere gratuitamente le scogliere di Moher da un punto di vista diverso dal solito.

Il cioccolato migliore al mondo si trova a St. Finians Bay
Il cioccolato migliore al mondo si trova a St. Finians Bay

La Wild Atlantic Way è disseminata di spiaggette dove la gente va a rilassarsi o a fare surf. Fermammo la macchina davanti a questa con il desiderio di tuffarci. L’acqua era fredda e inizialmente abbiamo desistito, ma il viaggio aveva in serbo un destino diverso: un padre di famiglia iniziò a spogliarsi davanti a moglie e figli che lo incitavano.

Senza pensarci entrò in acqua dando indirettamente anche a noi il via libera per fare lo stesso. In quel momento ho capito per l’ennesima volta l’importanza di seguire le onde e vivere al massimo un’esperienza, una terra, un viaggio!

Risaliti in macchina abbiamo percorso qualche chilometro prima di imbatterci in un piccolo bar. Entrati, con la salsedine ancora tra i capelli, scoprimmo che in verità era una fabbrica di cioccolato che dava la possibilità di partecipare a una degustazione gratuita. Con le gocce del mare a bagnare le infradito ci siamo mescolati ad altri turisti in giacca a vento e scarpe da trekking. Il cioccolato migliore al mondo.

Le storie dietro le (mie) fotografie - Percorsi in salita lungo la Wild Atlantic Way
Percorsi in salita lungo la Wild Atlantic Way

Spesso la gente non capisce cosa spinge altre persone a intraprendere percorsi in salita. Spesso la gente non vede ciò che vede la gente che li ha intrapresi.

Beware dangerous cliffs
Beware dangerous cliffs

Questa foto esprime ciò che ritengo essere il significato di curiosità.

Ho vissuto più volte esperienze simili. A Dover ad esempio ho strisciato fino al limite delle scogliere e il vento in certi punti è impetuoso. Le mie azioni non vogliono in alcun modo esortare altri a rischiare la vita ma sottolineare come il mondo presenti zone ancora inesplorate

Le storie dietro le (mie) fotografie - Isole Skellig e cavalieri Jedi
Isole Skellig e cavalieri Jedi

La Forza si risveglia nei luoghi più impensabili, no?

Non sono quelli i Ghostbusters che state cercando

A un certo punto dell’intervista fa capolino la parola nerd. Alcune delle foto che avete già visto l’hanno sottolineata ma qui vorrei regalarvi qualche chicca.

Le storie dietro le (mie) fotografie - In tre si è in compagnia
In tre si è in compagnia

Il motivo iniziale della visita a Coney Island era omaggiare Walter Hill e i suoi Warriors. Facendo ricerche scoprii che ogni anno, il primo Gennaio sulle spiagge della baia si riuniscono in massa per tuffarsi nell’oceano seguendo un figurante vestito da orso polare.

Ci siamo iscritti subito. Matti direte voi. rispondo io ma sapete, in tre si è in compagnia e lì eravamo oltre diecimila!

Le storie dietro le (mie) fotografie - Who you gonna call?
Who you gonna call?

Molti sono i motivi che spingono le persone a visitare un luogo: cultura, svago, shopping. Dal canto mio ho cercato di mescolare i luoghi d’interesse al panorama nerd: non ditemi che non riconoscete la stazione dei Ghostbusters!

Disclaimer: quando i pompieri sono usciti per una chiamata mi sono sentito in difetto ma in fondo, il mio lato nerd gioiva!

Le storie dietro le (mie) fotografie - Ma di che ci preoccupiamo? C'è qui R2! (Anakin Skywalker)
Ma di che ci preoccupiamo? C’è qui R2! (Anakin Skywalker)

Le storie dietro le (mie) fotografie - Che ne sarà stato del povero, piccolo R2? Va sempre a cacciarsi mettersi nei guai. (C-3PO)
Che ne sarà stato del povero, piccolo R2? Va sempre a cacciarsi nei guai. (C-3PO)

Davvero pensavate che la carica nerd si fosse esaurita a New York?

Conclusione? Ma nemmeno per sbaglio…

Vorrei esprimere un ultimo concetto attraverso due citazioni che porto nel cuore. La prima è tratta dal monologo di Frodo alla fine de Il ritorno del re:

Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita […] quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?

Frodo

La seconda invece è da attribuire al personaggio di Ben, interpretato da Ed Harris, dal film Kodachrome:

Sono tutti così impauriti dal tempo e da come faccia sparire le cose ma è per questo che siamo fotografi, no? Siamo conservatori per natura, scattiamo foto per fermare il tempo e affidare i singoli momenti all’eternità. La natura umana resa tangibile. È una buona definizione di quello che significhi l’arte.

Ben

Una mia grande amica ha il talento di non rivelare mai i propri sentimenti. Per il suo compleanno decisi di regalarle la stampa di una fotografia in cui è ritratta in un momento speciale ma soprattutto una serie di Polaroid che nella maggior parte dei casi erano state scattate in situazioni leggere di felicità e spensieratezza. Nessuna posa, nessun make up, nessun filtro. Solo una serie di emozioni. Per un istante la sua barriera crollò completamente e sono abbastanza sicuro di aver intravisto una lacrima di gioia fare capolino dalla parte più nascosta dell’occhio destro. Probabilmente non avrò mai la conferma di questo aneddoto ma in cuor mio so che quanto ha visto l’ha resa felice.

Da tempo ormai cerco di regalare ricordi. Per quanto ci sforziamo di registrare ogni aspetto della nostra vita siamo limitati dalla memoria e dalla selezione soggettiva.

Fortunatamente ognuno di noi possiede un oscuro scrigno delle meraviglie all’interno del quale la vita è ritratta e conservata. L’intervista è stata un pretesto per poterlo aprire ancora una volta e mi auguro che terminate queste righe anche voi possiate fare lo stesso perché se dovessi indicare dove si trova l’anima dell’uomo risponderei lì.


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Ogni foto senza attribuzione è di @wanderallen – Riproduzione vietata.


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4 pensieri su “Le storie dietro le (mie) fotografie

  1. Tua madre ha un’espressione dolcissima, ma alla vista della stampante ad aghi ho avuto un sussulto! 😀
    Su quelle foto avresti dovuto organizzare una sessione di “reaction” su YouTube, e penso anche che dovresti aprire una rubrica sul blog con le avventure di tuo padre!
    La foto del relitto è incredibile, anche io l’avrei fatta la marcia a piedi con lo zaino pesante 20 kg pur di fare uno scatto così… mi domando ai controlli in aeroporto cosa deve aver pensato il tizio dietro il monitor alla vista del costume da superman! 😛
    Comunque i superpoteri li hai sviluppati davvero… poi mi spieghi come fai a spiccare quei salti!
    Capisco esattamente cosa vuoi dire quando parli della cecità della gente, non tutti mettono a fuoco, non tutti hanno lenti potenti, e anche volendo, non tutti sono disposti a salire. Il misantropo che c’è in me non può che gioirne, vuol dire che certe cime non saranno affollate 🙂
    È stato bello sbirciare nel tuo scrigno, ma se fossi nei panni della tua amica, ora sarei arrabbiatissima con te! 😉
    Dove la trovo ora della buona cioccolata irlandese?

    1. Ciao Daniela, ti ringrazio molto per il ricco commento, l’ho letto e riletto più volte e ho pensato di risponderti per punti così da ripercorrere insieme ogni capitolo della storia dall’inizio alla fine.
      Dal vivo l’espressione di mia mamma è ancor più intensa e quando si tratta di rasserenare è una panacea.
      Purtroppo anche la reazione inversa ha la stessa potenza, ma questa è un’altra storia!😉
      Da tempo studio un modo per raccontare al mondo le avventure di mio padre ma soprattutto per raccoglierle e regalarle a lui secondo un linguaggio che mescoli testo e fotografia (due arti che lui stesso direttamente o indirettamente mi ha insegnato).
      Una bacheca potrebbe essere un punto di partenza ma vorrei qualcosa di fisico come un libretto per dare ancor più ricercatezza a ciò che ritengo essere parte integrante della mia personalità.
      Come accade per le fotografie una volta stampate, anche i ricordi messi nero su bianco hanno un carattere più profondo.
      Per quanto riguarda il relitto, non ero in costume. È un pigiama in pile che comprai in Inghilterra da Primark quando ancora non era conosciuto.
      Per la serie abbigliamento tecnico!
      Comunque tiene molto caldo, l’unico neo è che è integrale quindi non hai mezze misure. O tutto o niente!
      Ho riso un sacco quando ho letto dei salti: ho giocato a pallacanestro per molti anni e son sempre rimasto affascinato dal volo e dall’idea di vincere la forza di gravità (al resto ci pensa la prospettiva 😉)!
      Quando si raggiunge una cima o si inizia un cammino, la volontà di desistere è talvolta maggiore di quella di portarlo a termine ed è anche per questo che chi ha la possibilità di vedere e raccontare esperienze ha il dovere di farlo nel modo più sincero possibile.
      È un dono non un privilegio (cit. Dottor Octopus).
      Sono sicuro che la mia amica sia arrabbiatissima con me, anche perché sono anni che devo sistemare delle foto di vacanze passate e avventure in giro per il mondo ma quell’istante è stato reale, bellissimo e infinito.
      Per quanto riguarda la cioccolata irlandese amica mia, fidati quando ti scrivo che quella per me è davvero la migliore al mondo!

  2. Hahahahah le mamme quando sono infuriate… altro che le Erinni!
    L’idea che hai avuto per impacchettare le avventure di tuo padre e regalargliele è bellissima!
    Per ora ho dovuto accontentarmi di una dose di nostrana Nutella… 😉

    1. Le Erinni secondo me sono state a scuola da mia mamma per quanto riguarda rigore e disciplina e non erano nemmeno le migliori della classe 😂
      L’idea del libro è nata una sera mentre eravamo a cena con alcuni amici.
      Lui ha raccontato una storia incredibile che mi ha appassionato al pari dei racconti degli esploratori di Verne. Poi un’altra e ancora.
      Ero inebriato ma allo stesso tempo mi sono accorto che fino a quel momento quel suo lato era rimasto nascosto.
      Eravamo entrambi raggianti e ho pensato che sarebbe stato bello poter consegnare quella sensazione alle pagine di un libro o a una fotografia (o a entrambi).
      Vorrei ripercorrere le sue storie, andare nei luoghi in cui si sono svolte e fotografarli. Unire il tutto e confezionarlo a dovere.
      Non mi pongo dei limiti di tempo perché sarà un progetto fine a sé stesso.
      La Nutella è buona, ma non si avvicina nemmeno!😉

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