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Beef – Lo scontro?

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Beef è una serie Netflix che ha catturato la mia attenzione grazie all’apparente semplicità di trama e copertina. A seguito di una lite al volante i due iracondi protagonisti iniziano una reciproca vendetta personale. Ma andiamo con ordine.

Un penny per il cinema orientale

Il cinema orientale è spesso caratterizzato dalla capacità di mettere in scena una solida narrazione che conduce indirettamente lo spettatore attento a riflettere sulla pluralità dei significati possibili nascosti tra le righe. Snowpiercer è forse il titolo più rappresentativo di quest’idea dimostrando come il regista dia voce ai temi della lotta di classe attraverso un ben diretto action movie.

Beef prende spunto da autori come Bong Joon-ho (Parasite) e Park Chan-Wook (La trilogia della vendetta) per scavare nella psicologia dell’essere umano e indagare le reazioni ai costrutti sociali e all’imprevedibilità della vita quotidiana.

Beef attraverso gli occhi dei protagonisti

Amy (Ali Wong) è un’imprenditrice self-made in procinto di firmare la vendita della propria società e dedicarsi alla famiglia composta dalla piccola June e dal marito nullafacente George (Joseph Lee) fortemente influenzato dalla madre e illuso di essere un artista di successo.

Beef - Amy e Danny in una scena della serie
Ali Wong e Steven Yeun interpretano Amy e Danny

Sull’auto numero due è invece seduto Danny (Steven Yeun) rappresentante del ceto medio basso che si improvvisa tuttofare per racimolare i soldi necessari a ripagare i debiti dei genitori e garantirgli una nuova vita a Los Angeles. Al suo fianco il disinteressato fratello minore e un cugino al quale chiese un prestito e ora reclama la propria libbra di carne.

Il ruolo della famiglia

Amy e Danny sono due facce della stessa medaglia e la battaglia tra loro fa emergere dei sentimenti rancorosi nei confronti delle maschere che giornalmente sono costretti a indossare per mantenere quell’unica parte di realtà che riesce a dare un senso alla loro vita. L’impegno e la fatica di Amy per diventare una donna di successo vengono costantemente ridicolizzati dalla suocera che al contrario esalta il lavoro di George incrementandone l’ego basato sulla bugia che lo tiene confinato in una gabbia dorata.

Beef - Due immagini contrapposte di Amy
Due immagini contrapposte di Amy

Danny invece vorrebbe fungere da esempio per il fratello che spende le sue giornate tra palestra, videogiochi e investimenti online senza avere realmente le idee chiare su ciò che sta facendo.

I due protagonisti costantemente sotto pressione si scontrano con un malessere indefinito, inaccettabile e di conseguenza incurabile se non attraverso la rabbia che si scatenano addosso reciprocamente.

Rabbia

Il dualistico dialogo tra Amy e Danny è interrotto dal sentimento di rabbia rivelatrice di ombre forzatamente celate sotto apparenti sorrisi di circostanza. L’ideatore Lee Sung Jin (Undone-2019) delinea così l’imparzialità del dolore in grado di colpire indistintamente qualsiasi ceto o estrazione sociale.

Il viso dei protagonisti deve mantenere il contegno richiesto dalla caotica società contemporanea perfino nelle situazioni paradossali degli ultimi episodi. In caso contrario risulterebbero deboli, inermi e inadatti alla vita che hanno scelto di costruirsi e per la quale implorano accettazione ritrovando solo indifferenza e frustrazione. In altre parole è un cane che si morde la coda.

Ali Wong e Steven Yeun

La prova attoriale è degna di nota da entrambe le parti così come il comparto tecnico che segue la vicenda senza simpatizzare o protendere verso una delle due fazioni.

Beef - Due immagini contrapposte di Danny
Due immagini contrapposte di Danny

Steven Yeun attraverso Danny mette in scena un personaggio incredibilmente umano che porta lo spettatore a riflettere sulle conseguenze dei compromessi quotidiani. Ali Wong indossa una maschera furiosa che trasuda falsità e ostilità mentre interpreta la pacata e gentile Amy. Perpetrando scopi simili e nobili i due avversari diventano antieroi che nella foga distruttiva nei confronti dell’altro non si accorgono di ledere soprattutto a loro stessi.

Pochi episodi da pochi minuti

Beef è una serie composta da dieci episodi della durata di circa mezz’ora ciascuno. Dall’incipit potrebbe essere fraintesa come un prodotto di rapida visione mentre a mio avviso richiede la giusta dose di pazienza e attenzione. Dal primo minuto la regia di Hikari (Where we begin-2015) si concentra sulla preparazione dello spettatore all’inevitabile scontro tra i due protagonisti fomentandolo affinché sia contemplato come unica conclusione possibile.

In realtà l’intento mira all’approfondimento degli ideali di Amy nei confronti di Danny e viceversa che nella malvagità del costrutto sociale sono gli unici a vedere oltre la maschera e a capire il fine delle rispettive azioni.

Se ci pensi è ironico che stiamo correndo verso la vita di merda che ci attende.

Estratto da un dialogo tra Amy e Dany

Ma quindi alla fine lo scontro arriva o no?

Beef è uno splendido racconto per immagini lungo trame autonome che all’occorrenza si scontrano per creare nuovi percorsi autodistruttivi. La bizzarra decima puntata apparentemente ricca di paradossi e scene di stampo kafkiano chiude invece perfettamente il cerchio nascondendo la chiave interpretativa dell’intera opera proprio nelle ultime inquadrature.


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