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La fotografia spiegata a mia nonna: l’inquadratura

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Questa foto non mi convince, il soggetto è interessante ma nell’insieme trasmette una sensazione sgradevole. In questo secondo articolo della rubrica la fotografia spiegata a mia nonna vi svelerò il motivo di quel malessere a cui non riuscite a dare un nome.

Dopo i dati EXIF è giunto il momento di parlare di inquadratura.

Cosa significa inquadrare?

Una fotografia rappresenta la porzione di mondo che al momento dello scatto racchiude gli elementi più interessanti agli occhi del fotografo.

Analizziamo la frase precedente:

  • Porzione di mondo: ogni volta che scattate una fotografia implicitamente compite una selezione soggettiva della realtà basata sull’intenzione del momento
  • Interessanti: questa parola è la chiave di tutto, il punto di partenza per i concetti delle prossime righe. Come si rende interessante un’immagine?

Come si rende interessante un’immagine

Prendete il vostro smartphone, aprite la gallery e sfogliate le fotografie che avete salvato. Come mai le avete fatte? Qual è la loro storia? Perché avete deciso che quel momento preciso dell’esistenza doveva essere ricordato?

Vi lascio un po’ di tempo per pensare…Fatto?

Lasciamo da parte per un momento la risposta e parliamo di gabbie perché di questo si tratta: un’inquadratura non è altro che una cella suddivisa in sezioni per tenere sempre sottocchio il prigioniero evitandone l’evasione.

Come si costruisce una gabbia

Il primo intento dell’inquadratura è controllare il soggetto affinché risalti e catturi sempre l’attenzione di chi guarda. Esistono vari metodi per ottenerlo e oggi analizzeremo i due più famosi.

Regola dei terzi al sapore di cioccolato

Ma ancora. Basta! L’ho già sentita mille volte, quando accendo la fotocamera mi compaiono quelle righine bianche che non riesco a mandare via!

Se la pensate così vi autorizzo a saltare questo paragrafo, altrimenti buona lettura!

Il motivo per cui la maggior parte delle fotocamere introduce la possibilità di sfruttare la regola dei terzi è la sua capacità di rendere interessante una fotografia in modo semplice ed efficace.

Si tratta infatti di suddividere il campo visivo in nove spazi di identica dimensione attraverso due linee orizzontali intersecate ad altrettante verticali. Le linee prendono il nome di linee di forza mentre i quattro punti d’intersezione sono detti fuochi.

Inquadratura al gusto di cioccolato
Immaginate di suddividere lo spazio in nove rettangoloni identici di cioccolato

Cerchiamo di rendere la questione più semplice e gustosa come piace alle nonne. Avete presente le tavolette di cioccolato che si comprano all’autogrill? Quelle spesse quanto un mattone con tutti quei rettangoloni che urlano addentami! La regola dei terzi non è molto diversa. Immaginate di sovrapporre alla vostra immagine una di quelle delizie composta da nove porzioni identiche.

Inquadratura_Regola dei terzi
In rosso sono evidenziate le linee di forza mentre il cerchio blu indica uno dei quattro fuochi sulle intersezioni

Per ottenere un risultato soddisfacente è necessario seguire alcune regole:

  • L’area d’interesse deve essere posizionata in corrispondenza di uno dei fuochi oppure lungo una delle linee di forza.
  • L’area d’interesse, soprattutto nella fotografia di paesaggio, deve occupare almeno due terzi dello spazio per far sì che l’occhio si concentri su di essa e la reputi più importante del terzo rimanente. Se ad esempio volete immortalare un tramonto sul mare dovrete far corrispondere la linea dell’orizzonte a una di quelle di forza ma soprattutto scegliere se occupare due terzi dell’immagine con il cielo oppure con il mare. Ovviamente non esiste una risposta a prescindere ma dipende dalla situazione. Se le nuvole creano disegni interessanti potreste propendere per la prima soluzione mentre se in acqua c’è un dettaglio particolare vi concentrerete su di esso mantenendo comunque l’attenzione sul punto focale.

Grazie alla sua geometria la regola dei terzi contribuisce a creare una mappa per lo spettatore che in questo modo verrà guidato dal fotografo lungo l’esplorazione.

Il segreto della regola dei terzi

Ogni volta che guardiamo una fototessera proviamo una sensazione di smarrimento perché il soggetto è posto esattamente al centro senza dare la possibilità all’occhio di appoggiarsi ad altri elementi che lo possano contestualizzare. 

La fotografia in verità è armonica ma siamo esseri umani e l’equilibrio non ci soddisfa quanto il contrasto. All’ordine preferiamo spesso il caos.

Nell’inquadratura che segue la regola dei terzi invece il soggetto è decentrato e questo crea scompiglio all’interpretazione ordinata del nostro cervello che tuttavia riesce a individuare immediatamente il punto focale.

Inoltre, siccome siamo animali curiosi, non ci accontentiamo del bottino e proseguiamo l’esplorazione alla ricerca di altri tesori.

Nell’immagine precedente ad esempio troviamo subito il rifugio (secondo voi è un caso che abbia scelto proprio questo termine) che diventa il punto di partenza per scoprire montagne, sentieri, l’universo e tutto quanto.

In sintesi, la visione non si limita al soggetto come nel caso della fototessera ma vaga in continuazione lungo tutta l’area dell’immagine generando dinamicità.

Il limite della regola dei terzi

La regola dei terzi trova largo utilizzo nelle inquadrature con pochi soggetti che possono essere facilmente posizionati per ottenere il significato desiderato. Quando tuttavia essi aumentano e la loro interazione non è diretta nascono dei problemi compositivi. Per questo motivo esistono altri trucchi come la sezione aurea.

La sezione aurea del Capitano Nemo 

Quando la regola dei terzi raggiunge lo stadio di Super Sayan si trasforma in sezione aurea. Nel XII secolo un simpatico pisano notò un rapporto tra dimensioni che successivamente avrebbe interessato le arti figurative per la capacità di generare composizioni piacevoli alla vista.

L’uomo si chiamava Leonardo Fibonacci e la scoperta è meglio conosciuta come sezione aurea.

Rispetto alla griglia dei terzi, le linee di forza e i fuochi sono disposti secondo il rapporto aureo generando così una colonna centrale leggermente più stretta rispetto alle due laterali. A livello numerico possiamo dire che se la prima e la terza misurano 1cm, la seconda si ferma a 0,618cm.

L’inquadratura alla maniera di Jules Verne

Se state leggendo queste righe non siete interessati a numeri e tecnicismi quindi cerchiamo un espediente che possa semplificare il concetto.

Uno dei personaggi più incredibili ideati da Jules Verne è il Capitano Nemo, personalità eccentrica che decide di vivere tra le profondità marine a bordo del Nautilus.

Il nautilo è tuttavia anche un mollusco che esemplifica perfettamente la suddivisione dello spazio nell’inquadratura fotografica basata sulla sezione aurea.

Come prima, proviamo ora a sovrapporre l’amico molliccio all’immagine e stiamo a vedere…

Inquadratura con nautilus
Proviamo a sovrapporre alla fotografia l’immagine di un nautilo e notiamo il percorso che segue l’occhio dell’osservatore

Si nota che partendo da un punto centrale la spirale si ingrandisce progressivamente guidando così anche lo sguardo dello spettatore che, come su uno scivolo, toccherà ogni punto della fotografia a cominciare da quello di maggior interesse fino ai bordi.

Inquadratura con sezione aurea
In arancione è evidenziata l’inquadratura secondo la sezione aurea

Note a margine

L’inquadratura in fotografia è fondamentale perché il significato di un’immagine deriva dal modo in cui lo spettatore percepisce il contenuto.

Prima di scattare fermatevi un secondo a riflettere sul bilanciamento degli elementi e sulla loro distribuzione nello spazio, controllate che la linea dell’orizzonte sia parallela a quella della griglia (a meno di ricercare specifici effetti come l’angolo olandese) ma soprattutto immaginate di sovrapporre alla vostra immagine mentale una tavoletta di cioccolato o un nautilo.

Oltre alla regola dei terzi e alla sezione aurea esistono altre tecniche per ottenere un’inquadratura efficace e il modo migliore per approfondire il concetto è studiare le soluzioni compositive dai grandi maestri come Cartier-Bresson, McCurry e via dicendo.

Henri Cartier-Bresson_Hyères, Francia, 1932
La sezione aurea secondo Henri Cartier-Bresson, Hyères, Francia, 1932

Steve McCurry_Weligama, Sri Lanka, 1995
La sezione aurea secondo Steve McCurry, Weligama, Sri Lanka, 1995

Se pensate che questa preparazione sia una perdita di tempo riflettete sul fatto che state compiendo un’opera di selezione soggettiva su un frammento di realtà che non tornerà mai più. Siete cronisti dell’attimo, testimoni di un preciso lasso di tempo che milioni di persone nel mondo potranno rivivere solo grazie alla vostra fotografia.

Rompere gli schemi

Tutti noi siamo stati a scuola e sappiamo benissimo che è più divertente infrangere le regole invece di rispettarle (ordine e caos ricordate).

Sebastião Salgado_Church Gate Station, Bombay, 1995
Sebastião Salgado, Church Gate Station, Bombay, 1995

In fotografia vale lo stesso concetto e quando riuscirete a padroneggiare le inquadrature potrete manipolarle, sovvertirle e riscriverle a seconda della ricerca stilistica che avete intenzione di sviluppare.


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