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Bones and all – L’identità nell’America di Reagan

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Bones and all è entrato nella mia lista per due motivi. La regia di Luca Guadagnino e l’interpretazione di Timothée Chalamet. Prima della visione non sapevo altro quindi andrò con ordine.

Quali sono le references di Bones and all?

Nel 2015 la statunitense Camille DeAngelis pubblica il romanzo Bones and all. Nel 2021 David Kajganich (sceneggiatore per Guadagnino di Suspiria – 2018) adatterà il testo nella trasposizione cinematografica prevista per l’anno successivo. I concetti alla base del libro vengono mantenuti mentre alcuni elementi della trama si discostano dall’originale come la figura del mentore di Maren o la storia familiare di Lee.

Di cosa parla Bones and all?

Se non leggessimo tra le righe la trama risulterebbe semplice. Maren (Taylor Russell) è una ragazzina come tante altre che durante una festa decide senza preavviso di mangiare il dito a una compagna di scuola.

Per evitare complicazioni il padre la convince a fuggire abbandonandola piena di dubbi sulla propria identità e sulle origini di quello strano appetito. In un supermercato verrà fiutata da Lee (Timothée Chalamet) che le tenderà una mano accompagnandola in un lungo on the road attraverso gli Stati Uniti alla ricerca di qualcuno che possa fare chiarezza. Maren scopre col tempo di non essere la sola cannibale della storia e il suo rapporto con Lee travalicherà la semplice amicizia.

Quindi è l’ennesimo film sui vampiri innamorati alla Twilight?

Con Chiamami col tuo nome (2017) Guadagnino raccontava un’estetica di amore in cui il contenuto veniva posto in secondo piano rispetto alla forma. In Bones and all invece lo accosta alla pulsione violenta e irreprimibile di due protagonisti materialmente puri e delicati impegnati in una relazione adolescenziale.

Maren e Lee sono freaks che attraversano l’America del reaganismo alla ricerca del proprio posto nel mondo. Il tema del viaggio restituisce una duplice lettura. Esteriormente i paesaggi fatti di ampi spazi sconfinati mostrano una profonda condizione di vuoto.

Bones and all_Paesaggio
Maren e Lee in una scena del film – Vision Distribution

A livello interiore invece il Midwest degli anni Ottanta rende consapevoli i protagonisti di non essere soli ma di appartenere a una specie animalesca che se per certi versi compie gesti orribili è comunque in grado di provare sentimenti salvifici.

Attraverso Maren e Lee il regista parla di accettazione a livello individuale del proprio essere e contemporaneamente corale invitando la società a confrontarsi con i cosiddetti freaks evitando di marchiarli come reietti in modo pregiudizievole.

E il road movie?

Bones and all ricorda per certi versi Nomadland (Chloé Zhao – 2020) nella semantica del silenzio e degli spazi sconfinati. I protagonisti dialogano continuamente con l’ambiente onnipresente che si manifesta in forma prepotente rendendoli talvolta spauriti e minuscoli.

La pellicola è ambientata nel periodo in cui la politica di rilancio economico voluta dal presidente Reagan aveva trasformato New York e Los Angeles negli esempi di vita inarrivabili lasciando tuttavia il resto del paese in un vuoto cosmico a convivere con evidenti ingiustizie e disparità socio culturali.

Bones and all_Campeggio
Maren e Lee poco prima della scena della festa con i fuochi d’artificio

Lee e Maren pur essendo protagonisti restano sempre in disparte: nascosti al mondo. Iconica in tal senso la scena a mollo nel lago durante una festa alla quale partecipano da lontano attraverso l’ascolto della musica e il riflesso dei fuochi d’artificio.

Ogni scenografia è ambivalente: i cieli pastello s’incupiscono durante la notte, i soleggiati campi di granturco diventano teatro di terribili omicidi, le lunghe superstrade e le luci opache mai realmente illuminanti accompagnano il racconto dei due giovani spiritelli nella perenne ricerca di un’identità, nella riconquista di un’adolescenza negata e nella realizzazione di un futuro che sperano esista da qualche parte e in qualche forma.

Colonna sonora

Bones and all non è solo un racconto per immagini. Come altre opere di Guadagnino infatti dimostra un’attenzione particolare all’aspetto evocativo della musica. Il duo formato da Trent Reznor e Atticus Ross perfeziona brani melodiosi in chitarra acustica che vengono coerentemente affiancati all’esperienza pop metal di Lick it up dei Kiss e al post punk dei Joy Division.

Bones and all_Walkman
Taylor Russell interpreta Maren

Il risultato finale anche in questo caso è un perfetto ossimoro tra suoni che abbracciano lo spettatore con tenerezza e punte invece più carnivore in grado di strappargli la pelle con durezza e impulsività.

Sospensione

Ho pensato a lungo alla conclusione di questo articolo e al modo di riassumere Bones and all in una singola parola. Riguardandone alcune scene prima a occhi aperti e successivamente lasciandomi guidare dalla sola colonna sonora mi sono accorto che il suo pregio maggiore è la sensazione di sospensione che riesce a trasmettere. Il regista racconta una storia che si ramifica in molteplici capitoli talvolta lasciati appositamente aperti affinché possano dare la nota per un’analisi più profonda.

Come accade in fotografia quando la potenza del soggetto sfonda la quarta parete per attivare il pensiero dello spettatore su contesti storici, sociali, politici e culturali Guadagnino fa tesoro dell’esperienza di Suspiria smembrando Bones and all del buonismo riscontrato in Chiamami col tuo nome e restituendo una metafora visiva verosimile nell’immaginario collettivo.


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