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Klaus, il mio film di Natale

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È passato da poco il giorno di Natale e come ogni anno, tutte le emittenti televisive, Netflix compresa, propongono titoli classici come Una poltrona per due, Mamma ho perso l’aereo e via scrivendo.

Difficilmente mi avvicino a questi film, da un lato perché per quanto li abbia visti e apprezzati, credo abbiano fatto il loro tempo, dall’altro perché credo fermamente che nessuno li voglia vedere ma lascia che sia la rete a decidere per lui, è Natale, siamo in ferie, non abbiamo voglia di decidere!

Eccoci quindi arrivati alla mia scelta: Klaus, perché secondo me è il film di questo Natale.

Come molti, aspettavo con ansia la serie The Witcher, tratta dall’omonimo romanzo/videogioco e devo dire che non ha deluso. Ma mostri e intrighi di palazzo non si addicono all’atmosfera tutta lucine e nastri colorati, quindi, facendo zapping, trovo questo titolo, un film d’animazione spagnolo che vede esordire il regista Sergio Pablos.

Dopo la Casa de papel, diciamo che ho un’inclinazione particolare per le produzioni iberiche.

La storia inizia in modo simile a Le follie dell’imperatore: Jasper, un ragazzino viziato, figlio di un esponente di spicco delle poste, viene punito per il suo comportamento presuntuoso e spedito nel tetro e disperso Smeerensburg, borgo vicino al circolo polare artico, con il compito di consegnare almeno seimila lettere in due anni.

Molto divertente è la trovata di inserire in un paesino così piccolo, due famiglie rivali che da generazioni si fanno guerra ma nessuna delle due ricorda le motivazioni di tanto astio.

Klaus

Jasper inizia così la sua avventura e dopo pochi giorni capisce che non riuscirà mai a raggiungere l’obiettivo. Sta per gettare la spugna quando un foglio di carta cade proprio davanti ai suoi piedi.

È lo scarabocchio di un bimbo confinato nella sua stanza, all’ultimo piano di una casa che in confronto la magione degli Addams è Gardaland.

Il ragazzino cerca di riavere il suo disegno ma Jasper gli spiega che, in quanto postino, potrà riconsegnarlo solo se affrancato. Per una serie di disavventure, il nostro eroe dovrà poi fuggire e il foglietto finirà sul fondo della sua borsa.

Un altro personaggio importante della vicenda, è il traghettatore, un uomo che conosce bene la situazione di Smeerensburg e che non manca mai di prendere in giro il povero postino; quando vede che sta per dichiarare forfait, gli consiglia di tentare il tutto per tutto, andando a trovare il boscaiolo che ovviamente abita in una capanna lontanissima dal centro abitato.

Jasper accetta ma, quando arriva dall’eremita, si spaventa e fugge lasciando cadere la borsa dalla quale, per magia, esce il disegno del bimbo che finisce tra le mani del boscaiolo.

Tornato al suo ufficio, il giovane postino fa le valige e si dirige verso il molo ma quando sta per prendere la nave, ecco che Klaus, questo è il nome del boscaiolo, lo ferma e gli consegna un pacchetto da recapitare al bambino nella soffitta.

Jasper, obbligato dall’omone, riesce a portare a termine il compito con qualche difficoltà ma la scena si sposta subito alla finestra della casa dell’orrore, fuori dalla quale Klaus, guarda il piccolo aprire il pacchettino e la sorpresa nei suoi occhi quando scopre il giocattolo.

Questo, in breve, è l’antefatto di una storia che a me personalmente ha emozionato per la sua freschezza e per le novità introdotte.

Che Klaus diventerà Babbo Natale è chiaro sin da subito ma, come spesso accade in questi casi, l’importante è il come ossia la modalità in cui si sviluppa la storia.

Il regista, secondo me, è bravo a dirigere un film che mescola grafiche alla Disney (aveva collaborato con la compagnia statunitense per Il Gobbo di Notre Dame, Tarzan e Hercules) con idee burtoniane (i bambini che all’inizio stanno facendo il pupazzo di neve per intenderci), le atmosfere sono intriganti e lo spettatore non riesce ad anticipare più di tanto gli avvenimenti, continuando fino alla fine a chiedersi quale sarà il prossimo passo.

Kids by Torsten Schrank
Credits: Torsten Schrank

Esatto, perché nessuno avrebbe mai immaginato una storia del genere vedendo l’incipit iniziale: forse solo la conversione di Jasper che comunque è scritta bene e per quanto sia telefonata come la trasformazione di Klaus in Babbo Natale, riesce comunque a sorprendere per la messa in scena.

Ciò che ho apprezzato in modo particolare, che diventa il motivo per cui consiglierei la visione di questo film, è l’intreccio di varie trame all’interno di una storia fluida: ci sono le due famiglie rivali, Jasper e la sua missione delle seimila lettere, il passato di Klaus, la storia della giovane Alva, la caduta, la rinascita e il nuovo inizio.

Tutto questo si fonda perfettamente in un film che, in un’ora e mezza circa, è diventato il mio film di Natale.


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