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A futile and stupid gesture – Hobbit, confraternite e Lampoon

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Se si trattasse di un’equazione diremmo che A futile and stupid gesture sta alla satira come Cunk on Earth all’istruzione. 

All’interno della pellicola diretta da David Wain tuttavia è impossibile parlare di matematica per mancanza di qualunque forma logica. La sua descrizione in breve potrebbe essere biopic in forma mockumentaristica che saltuariamente sfonda la quarta parete più per divertimento che per reale necessità. Cerchiamo di andare con ordine.

Il fu Harvard Lampoon

Nel 1876 sette studenti di Harvard danno alle stampe un redazionale ispirato a Punch, rivista inglese fondata nel 1841 a cui si deve la coniazione del termine cartoon e Puck, periodico statunitense di satira politica e mondana. Grazie alla sua copia digitale al giorno d’oggi Harvard Lampoon è la terza rivista umoristica più longeva al mondo annoverando versioni parodistiche di Playboy, Time, Life e Sport Illustrated.

Nel 1969 Douglas Kenney e Henry Beard pubblicano Il Signore dei Tranelli (Bored of the Rings) scimmiottando il classico tolkeniano (con il benestare dell’autore). Il successo fu enorme e i due amici ne approfittarono per allontanarsi dall’ambiente accademico e bersagliare qualunque dogma o convenzione sotto l’irriverente bandiera della neonata National Lampoon.

Kenney e Beard con una copia del Lampoon
Kenney e Beard sfogliano una copia di National Lampoon

A futile and stupid gesture parte proprio da qui per raccontare la biografia di Douglas Kenney (Will Forte) e della sua strada dalle verdi colline della Contea alle confraternite di Animal House.

Chi è Douglas Kenney e perché farne un film

Douglas Kenney è un ragazzo di Palm Beach (Florida) cresciuto tra echi militari e istituti cattolici. Concluso il percorso accademico ad Harvard fonda la rivista National Lampoon insieme ai compagni Henry Beard e Robert Hoffman. L’esperienza di redazione universitaria conduce i tre amici verso una nuova forma umoristica irriverente e dissacrante che decostruisce il concetto di limite insito nella comicità del tempo. Rispetto ad altre testate infatti sviluppano un atteggiamento offensivo sia nel tentativo di attaccare il lettore provocandone una reazione ma soprattutto abbattendo qualsiasi ambiente sociale, culturale e politico senza paura delle conseguenze. Un esempio iconico in tal senso è Mrs. Agnew’s Diary: versione in salsa US della rubrica Mrs. Wilson’s Diary dei britannici di Private Eye.

A futile and stupid gesture_Comparazione
La locandina del film e una copertina iconica della rivista (Death – Gennaio 1973)

Verso la metà degli anni Settanta Beard (Domnhall Gleeson) e Kenney vendono le quote della rivista. Mentre il primo cambia vita e si dedica alla famiglia il nostro eroe reinveste parte dei sette milioni ottenuti nella sceneggiatura di un ancora anonimo National Lampoon’s Animal House (1978). Forse nemmeno lui immaginava di avere tra le mani la pellicola comica più redditizia di Hollywood. Lo scettro verrà ereditato dall’acchiappafantasmi Peter Venkman (Bill Murray) sei anni più tardi nel 1984.

Il vincente Douglas Kenney

Finora la vita di Douglas Kenney può dirsi simile a quella di un moderno re Mida in grado di trasformare in oro tutto ciò che tocca e per certi versi è stato cosi. Molti scrittori del National Lampoon sono entrati nello staff di prestigiose trasmissioni come Saturday Night Live, Simpson e Parks and Recreation. Illuminando le zone grigie tuttavia si nota una versione fallimentare del genio di Palm Beach che finisce nel tunnel distruttivo della droga e non riesce a mantenere saldo il rapporto con la moglie Kathryn (Emmy Rossum). Questo aspetto si traduce in un’ambivalenza stilistica della pellicola che alterna la linearità cronologica degli eventi al mockumentario fino a lasciare un ipotetico anziano Douglas Kenney a dialogare con lo spettatore sullo sfondo di una quarta parete ormai completamente sfondata.

Uno, nessuno e centomila Kenney

Il cast che sfila in ogni frame di A futile and stupid gesture è un omaggio all’arte di Douglas Kenney. Will Forte interpreta perfettamente il protagonista grazie a un talento comico ineccepibile tinto nella profonda comprensione dell’ambiente autodistruttivo fatto di depressione e problemi mentali vissuti in prima persona. Il risultato è un interessante paradigma stilistico di genio e sregolatezza. In modo analogo Martin Pull ipotizza un Kenney avanti negli anni che entra a gamba tesa nel racconto per sottolineare ironicamente anacronismi e imprecisioni. Un mockumentario autobiografico che sottolinea gli errori narrati. Se rileggendo quest’ultima frase trovaste una parvenza di senso fidatevi: non guardate questo film.

A futile and stupid gesture diventa così un omaggio alla carriera da parte di coloro che hanno beneficiato dell’apripista Douglas Kenney. Attraverso sketch, racconti e momenti iconici mette una puntina importante nella timeline della comicità americana.

Questi ultimi giorni sono tra i più felici che abbia mai ignorato

A futile and stupid gesture racconta ciò che le persone al giorno d’oggi hanno dimenticato ovvero l’importanza culturale di una risata. Serietà e concretezza sono le fondamenta necessarie per qualunque forma sociale ma non hanno l’esclusiva a livello comunicativo. Sento ormai troppo spesso discorsi in cui colui che parla si protegge dietro un’armatura composta da giacca cravatta e vocabolario aulico che tuttavia riesce solo ad allontanare il pubblico. Il mondo è cambiato e Kenney aveva capito e cercato di assecondare l’evoluzione continua dell’uomo attraverso l’esplorazione di nuove forme di comunicazione che mantenessero attuale il messaggio. A futile and stupid gesture parla di un’arte inconsapevolmente intelligente, trasognante e geniale votata al perpetuo superamento del limite. La pellicola racconta a mio avviso la necessità del gesto futile e stupido di una risata intrisa di ironia e comicità corrosiva in grado di disintegrare tabu contemporanei quali politicamente corretto e religione per dimostrare quanto siano diventati semplicemente delle roccaforti per indignati. Kenney aveva chiaro il ruolo centrale dell’umorismo nella cultura moderna.

These last few days are among the happiest I’ve ever ignored

Questi ultimi giorni sono tra i più felici che abbia mai ignorato

La sua figura attualizza il giullare medievale innalzando il ruolo di scemo della corte per sottolineare quanto i regnanti lo preferissero a compagnie ben più raffinate ma soprattutto come il suo messaggio anarchicamente democratico per forma e contenuti fosse comprensibile e in grado di rendere l’ascoltatore/spettatore parte attiva e complice perché ne provocava una reazione genuina.


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